Stefano Massa e Marco Montaruli: «Vi presenteremo oggi la fantastica cavalcata del Genoa degli invincibili»

I due autori presenteranno assieme al direttore Marco Liguori la nuova iniziativa editoriale di Pianetagenoa1893.net sul campionato vinto dai rossoblù imbattuti nel 1922/23

I campioni d'Italia del Genoa nella stagione 1922-1923 (foto da Camillo Arcuri e Edilio Pesce, "Genoa and Genova. Una Squadra. Una Città. Cento Anni insieme", Ggallery, 1992)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

La ricorrenza è di quelle da mettere subito sotto i riflettori come uno dei capisaldi di una storia sportiva, per certi versi, senza eguali.

E non solo perché riguarda proprio l’apice dello straordinario rendimento del grande Genoa, quello della definitiva leggenda rossoblù, ma per il fatto che in esso fu per la prima volta istituito un record poi eguagliato da pochissime altre squadre italiane nel dopoguerra.

Sarà anche in serie B, ma questa stagione 2022/23 rappresenta il centesimo anniversario del campionato 1922/23, quello dell’ottavo titolo italiano conquistato dal Genoa attraverso un torneo dominato in lungo e in largo e contrassegnato da uno zero da record nella casella delle sconfitte subite nell’intera stagione.

Il momento forse più alto della storia rossoblù è ancora una volta messo sul piedistallo dalla Fondazione Genoa 1893, che oggi presenterà a giornalisti e sportivi alle ore 17:30, nella Sala 1893 del Museo della Storia del Genoa, lo splendido lavoro di ricostruzione di quella leggendaria stagione svolto con passione, competenza e professionalità da due membri del Comitato Storico Scientifico, Stefano Massa e Marco Montaruli, affiancati da Marco Liguori, direttore di Pianetagenoa1893.net. Sul sito d’informazione del mondo rossoblù sarà pubblicato a puntate, a partire da sabato prossimo, il racconto dello splendido trionfo del Grifone.

Pianetagenoa1893.net è dunque pronta a riprendere questo lavoro in unemozionante cavalcata editoriale, presentata con il titolo “Gli Invincibili“, che inizierà sabato 8 ottobre 2022 e, tra risultati, classifiche, articoli e cronache d’epoca, si concluderà sabato 22 luglio 2023, facendoci rivivere azioni, gol e curiosità di quella fantastica stagione attraverso le splendide vignette di Marco Montaruli.

«Per me tradurre in vignette tutto ciò che esce dalle cronache d’epoca è un qualcosa che mi viene naturale – ci spiega Montaruli . Riesco a interpretare quello che viene descritto come se realmente riuscissimo a vederlo sul campo. Naturalmente, tutto questo scaturisce da una certa esperienza nell’interpretare le cronache di quel tempo, quasi come si ascoltasse una radiocronaca».

Un lavoro paziente, che nasce non solo dalla competenza storica, ma anche da un’autentica impostazione professionale per le illustrazioni.

«Certo, bisogna stare attenti a interpretare correttamente la postura dei giocatori – continua Montaruli – Non avendo le immagini televisive, spesso utilizzo un manichino in legno apposito, per rendermi conto della reale dinamica dell’azione che poi dovrò raffigurare. Dopodiché passo alla realizzazione delle tavole in formato A4, prima a matita e poi a pennarelli in china».

Un’instancabile opera di raffigurazioni che spazia anche nella storia di tutto il calcio italiano.

«Sì – conclude l’autore delle vignette -, sto svolgendo un lavoro di questo tipo anche per una pubblicazione sul Cagliari dei tempi d’oro, ossia quello tra il 1968 e il 1970. Conto di presentarlo tra circa un paio di anni».

Un campionato, quello in avvio della stagione 1922/23, che passerà alla storia come quello della riunificazione tra FIGC e Confederazione Calcistica Italiana, appena protagonista di una clamorosa scissione che aveva portato con sé tutti i club più famosi e facoltosi, Genoa compreso, e dato vita alla Lega Nord e alla Lega Sud in una formula più snella e meno macchinosa di quella federale.

E infatti i rossoblù nel 1922/23 sono appena reduci della cocente delusione di un titolo italiano CCI 1921/22 inopinatamente perso nella finale di Lega Nord contro la Pro Vercelli, costretta al pareggio a reti bianche nella partita di andata ma poi sottovalutata nel ritorno di Marassi, dove i piemontesi avevano saputo sornionamente imporsi per 2 a 1 ed avviarsi così al titolo di campione d’Italia CCI 1921/22.

«E sì che anche nel prologo di quella trionfale stagione 1922/23 c’era stato un campanello di allarme – puntualizza Stefano Massa -. Infatti, il 1 ottobre 1922 il Genoa perse a Marassi per zero a due un’amichevole precampionato proprio contro la Novese campione d’Italia FIGC nel 1921/22, e con la quale erano già avvenuti diversi scambi di giocatori. Santamaria e Neri lasciarono la Novese per vestire il rossoblù, ma mentre per il primo si trattò di un graditissimo ritorno, per il secondo fu una nuova avventura che si concluse alla fine della stagione 1924/25. Rebuffo, invece, lasciò il Genoa per tornare alla Novese».

La parabola del grande Genoa aveva avuto in realtà idealmente inizio nel campionato 1914/15, quando il mister William Garbutt, arrivato in rossoblù un paio di anni prima, stava per compiere il suo primo capolavoro riportando al titolo un Grifone che aveva perso smalto dopo i primi, esaltanti trionfi pionieristici.

Solo la Grande Guerra impedì al Genoa, proprio all’ultima giornata, la conquista di un titolo ormai praticamente vinto e che fu però riconosciuto dalla FIGC, con ratifica definitiva, nel 1921.

«– concorda Massa -, l’arrivo di Garbutt è stato fondamentale per la nascita del Grande Genoa. E in quest’ottica diventa importantissimo anche l’acquisto nel 1913 di Renzo De Vecchi, autentico fuoriclasse dell’epoca, quando era ancora un ragazzo. Questo fatto garantì al giocatore una militanza in rossoblù di una quindicina d’anni. Ed in effetti dal 1908 il Genoa era in declino, ma poi, soprattutto con l’arrivo del presidente Davidson, si dotò di una struttura industriale in cui emergeva l’idea che lo straniero dovesse essere il maestro, in una sorta di analogia che potrebbe avvicinarsi con quanto sta accadendo oggi».

Così nell’autunno del 1922 mister Garbutt, facendo tesoro della delusione del titolo perso a Marassi contro la Pro Vercelli, decide di completare in modo decisivo il suo già magnifico mosaico.

Dopo Santamaria e Neri, come ciliegina sulla torta, arriva dalla Sestrese, dopo essere stato anche alla Sampierdarenese, Delfo Bellini, arcigno difensore con capacità di proiezioni offensive che costituirà con Renzo De Vecchi la linea difensiva più ermetica d’Italia.

Con questi inserimenti, il Genoa diventa un autentico rullo compressore e farà del campionato 1922/23 un trionfale cammino verso il suo ottavo titolo italiano.

Gli uomini di Garbutt sbaragliano letteralmente il girone B da 12 squadre della Lega Nord, distanziando di ben sette lunghezze il coriaceo Legnano, di dodici il Bologna, tredici il Milan e quattordici la Juventus, totalizzando in questa fase 17 vittorie e 5 pareggi e qualificandosi per le finali di Lega Nord contro Pro Vercelli e Padova, rispettivamente vincitrici del girone A e girone C.

Si ripropone dunque la sfida tra grifoni e bianchi leoni piemontesi in una sorta di rivincita dell’anno precedente, che si apre il 12 maggio 1923 a Vercelli in quella che viene definita dai giornali specializzati come l’eterna contesa.

Capitan De Vecchi e compagni sanno perfettamente che questa può già essere la partita chiave per il titolo e fanno anche affidamento sull’incessante supporto della falange di tifosi rossoblù presenti sulle gradinate dello stadio piemontese, i quali però già al 2° minuto ricevono un’improvvisa doccia fredda da Rosetta, che su punizione porta in vantaggio la Pro Vercelli.

Il Genoa non si scompone, e comincia a chiudere gli avversari nella loro metà campo collezionando clamorose occasioni da gol con Santamaria, Sardi e Catto, ma nella ripresa, dopo un prodigioso salvataggio di De Prà che nega il raddoppio ai vercellesi, a dieci minuti dal termine Catto si incunea nella difesa avversaria e pareggia con un gran diagonale facendo esplodere i tifosi rossoblù.

Il 10 giugno De Vecchi e compagni regolano in casa senza fatica il Padova per 3 a 1 e si preparano per il 24 dello stesso mese per la sfida di ritorno a Marassi ormai ritenuta decisiva.

Si prevede dunque la stessa, drammatica finale del 1921/22, ma il giorno 17 la Pro Vercelli, crollando inaspettatamente a Padova per 3 a 1, consegna al Genoa la possibilità di raggiungere la vittoria finale con due semplici pareggi nelle prossime due partite.

Il 24 giugno la Pro Vercelli scende nello stadio di Marassi, ribollente di tifosi, con l’obbligo della vittoria, ma già al 5° deve fare a meno del suo centrocampista Parodi per infortunio, rimanendo così in dieci uomini.

Il Genoa ne approfitta, e chiude gli avversari nella loro metà campo collezionando occasioni da gol in serie, ma è solo al 15° della ripresa che finalmente si porta in vantaggio.

Bergamino scende in modo travolgente sulla fascia sinistra e crossa per Santamaria in area, il quale tocca morbido per Sardi che con un preciso rasoterra segna la rete della vittoria facendo esplodere Marassi.

E’ in pratica il gol che consegna al Genoa l’ottavo scudetto della sua storia, perché a questo punto la sfida del 1° luglio all’Appiani di Padova non fa più paura.

Gli uomini di Garbutt sono ormai irresistibili, e se pure il Padova scenderà in campo deciso a vincere la partita per riaprire clamorosamente i giochi, nulla potrà contro il gol di Moruzzi, la fantastica doppietta di Catto e contro l’entusiasmo dei tantissimi tifosi rossoblù che raggiungeranno Padova con un treno speciale ed anche tanti mezzi privati.

Daniele Moruzzi testimonierà la scena indimenticabile di migliaia marinai genovesi assiepati sulle gradinate dell’Appiani, nel lanciare in aria, tutti insieme, il loro berretto bianco all’entrata in campo del Genoa.

Senza alcun significato tecnico la sconfitta in finale inflitta alla Lazio, vincente della Lega Sud, sia nel perentorio 4 a 1 di Marassi del 15 luglio e sia nel secco due a zero del 22 luglio di Roma.

Nel 1923 il divario tecnico tra le squadre settentrionali e meridionali era ancora troppo vistoso, e così sarà ancora per moltissimi anni a venire.

Gli uomini di Garbutt terminano quindi imbattuti in un torneo con 28 partite consecutive disputate, 22 delle quali vinte, e che salgono addirittura a 33 se si considerano anche le prime cinque del campionato 1923/24.

Un record, quello della completa imbattibilità in campionato, uguagliato solo dal Perugia nel 1978/79, dal Milan nel 1991/92 e dalla Juventus nel 2011/12.

«Purtroppo – precisa Massa – , la guerra impedì a quella squadra di vincere molto di più, come avrebbe meritato. Anche perché poi intervennero decisioni arbitrali molto discutibili. E non mi riferisco solo a quelle eclatanti del 1925, ma anche a quelle del campionato 1919/20 nelle famose finali a tre con Juventus e Inter».

Nella storia del calcio italiano si parla sempre molto della “grande Inter“ o del “grande Torino“, ma troppo spesso ci si dimentica appunto del “grande Genoa“ di Garbutt, forse la prima, leggendaria squadra del nostro campionato.

«Sì – continua Massa –, diciamo che Inter e Torino in quei campionati vinsero alcune partite in più. Però non dimenticherei in questo senso anche la Pro Vercelli. Per cui, non si sa se riusciremo a vedere il Genoa vincere un altro campionato, ma sicuramente non potremo mai più vederlo vincere così nettamente. Il 1922/23 è il cosiddetto campionato perfetto, per una squadra formata da tutti liguri, ad eccezione di De Vecchi e Mariani, e che davvero rappresentava il nostro territorio».

Il Genoa festeggia quindi il suo ottavo titolo, ma già lo aspetta il piroscafo Principessa Mafalda che lo porterà in una leggendaria tournée in Argentina ed Uruguay per una serie di sfide con le relative nazionali che lo renderanno popolarissimo, ancor oggi, in quei paesi.

All’orizzonte sta nascendo l’astro del Bologna, e gli uomini di Garbutt non sanno ancora da quali drammatiche sfide sono attesi.

La doppia sfida contro i petroniani vedrà il primo atto nel 1923/24, con la conquista del nono titolo italiano e dello scudetto tricolore messo in palio dalla FIGC, e che il Genoa, prima squadra in Italia, si appunterà sul petto.

La seconda sarà quella del campionato 1924/25, in cui solo un grande sopruso impedirà ai rossoblù di Garbutt di raggiungere un decimo scudetto che avrebbe ancor più valorizzato la loro leggenda.

Ma questa, come sappiamo, è un’altra storia.

Giancarlo Rizzoglio

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.