Shevchenko apre il campo a Rovella: nuova posizione più ariosa

Il Genoa cresce nel possesso palla ma non ancora nella finalizzazione verso la porta avversaria

Rovella Molina Genoa
Molina e il calcio a Rovella (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Il palo colpito da Beto all’ottantaduesimo minuto di gioco, nello stesso momento del gol decisivo di Afena-Gyan, tiene in vita il Genoa giacché la scongiurata sconfitta contro l’Udinese avrebbe tramortito un gruppo fragile, alla ricerca di autostima attraverso prestazioni e risultati. Mister Shevchenko sta curando il paziente Grifone con la cura del possesso palla, medicina capace di migliorare la confidenza nei propri mezzi se assunta nelle giuste dosi e nei tempi indicati. Un po’ psicologo, un po’ tecnico: l’allenatore ucraino deve creare un gruppo e dare entusiasmo a uno spogliatoio che a suon di sconfitte ha smarrito consapevolezza nei propri mezzi. La strada del palleggio e della ricerca dell’ordine tattico è l’impronta di Shevchenko, peraltro già visibile dopo tre settimane di lavoro condotte in grave emergenza infortuni: il Genoa affronta ora gli avversari con gli uomini coinvolti nel ruolo giusto giocando la palla con più serenità, senza forzature.

Il Genoa non ha tenuto tanto la palla in trasferta quanto a Udine (57%), dove peraltro ha raggiunto il secondo picco stagionale dopo il 63% registrato contro il Venezia: curiosamente sono due pareggi a reti inviolate, ennesima conferma che il dato più sensibile del calcio sia la capacità di verticalizzare l’azione e terminarla con una conclusione. Sotto quest’ultimo punto di vista il Genoa è in aperta crisi avendo concluso verso la porta avversaria soltanto due volte e mezza negli ultimi centottanta minuti contando le occasioni su azione capitate a Sturaro (Roma), Ekuban e Ghiglione; non di meno a Udine le punte genoane hanno toccato un decimo dei palloni giocati dalla squadra, sintomo di poco coinvolgimento e movimento nel contesto di una partita sofferta relativamente nell’ultimo quarto d’ora. Serve Destro o il miglior Caicedo, sinora mai visto a Genova, per tradurre in tiri il possesso palla creato dal Genoa altrimenti la creatura resta monca di un elemento imprescindibile per vincere le partite.

Shevchenko ha dribblato con signorilità istituzionale l’argomento arbitrale sebbene la seconda ammonizione a Molina – palleggiatore e capace nello smarcamento – gli avrebbe regalato un tempo in superiorità numerica con l’Udinese sbilanciata in avanti dopo che Gotti ha tolto Nuytinck per il talentuoso Samardzic, berlinese di Spandau, una delle ultime invenzioni di Ralf Rangnick. L’invenzione del tecnico genoano, invece, pare essere la posizione ariosa, da “tuttocampista”, di Nicolò Rovella il quale nello sviluppo dell’azione ha agito sulla trequarti mentre Badelj stazionava davanti alla difesa da mediano e Sturaro gli copriva le spalle: la nuova soluzione può migliorare ma sembra essere azzeccata poiché il centrocampista milanese gode di maggiore libertà ma al contempo è maggiormente responsabilizzato poiché in tale zona, l’anno scorso occupata dai movimenti senza palla di Zajc, ogni tocco è esiziale per completare l’azione o, al contrario, subire un contropiede. Shevchenko ha aperto il campo a Rovella e sta cercando di dare più palleggio al Genoa. C’è vita, soprattutto dopo il palo colpito da Beto.

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