Serie A, i “ripresisti” e un panta rei sinonimo d’immobilismo e inefficacia

La situazione è infinitamente più grave e magmatica di Calciopoli

Gravina Serie A Figc
A destra Gabriele Gravina, presidente FIGC (foto di figc.it)

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Più passano i giorni e più serpeggia il malcontento tra i presidenti “ripresisti”, coloro che tornerebbero in campo anche oggi pomeriggio se le autorità sanitarie lo permettesero. Il contropiede governativo ha stralciato le prime bozze di ripresa e rivelato l’inconsistenza dell’operato svolto dallo stop dei campionati. Il protocollo sanitario è inattuabile per le Serie B e C mentre è da perfezionare con tutele più stringenti per la Serie A e, come aggiunto dal Ministro Spadafora, non è certo che «la ripresa degli allenamenti equivalga a ripresa dei campionati». Se così fosse, tornare ad allenarsi, allora, avrebbe poco senso.

Il tempo passa e la percentuale di ripresa precipita sempre di più. Intanto, la Ligue 1 francese è il primo campionato tra i cinque maggiori d’Europa ufficialmente chiuso. Poche idee, peraltro confuse, e tante dichiarazioni, spesso vuote e confliggenti. Un panta rei, sinonimo d’immobilismo e d’inefficacia, che danneggia le parti e irrita i tifosi i quali denunciano una macroscopica scollatura tra il paese reale, sovrastato dalla pandemia, e i ripresisti del calcio che temono per la tenuta delle loro continuità aziendali. Il covid-19, infatti, rischia di essere un cataclisma per lo sport il cui impatto è già stimato in perdite per parecchie centinaia di milioni di euro.

La situazione è infinitamente più grave e magmatica di Calciopoli: nel 2006 fu la magistratura a dettare i tempi a tambur battente e solo il ritiro del ricorso al Tar del Lazio della Juventus (e la mancata adizione della Corte di Giustizia europea) scongiurò il blocco dei campionati. Oggi, invece, mancano i riferimenti, il contenzioso è astratto poiché le televisioni sono intenzionate a non pagare l’ultima tranche di diritti – domani scade il termine – se le squadre non torneranno in campo. Interrompere la stagione sarebbe un salasso ma anche la ripresa non sarebbe da meno perché, da una parte, attutirebbe l’emorragia economica ma, dall’altra, esporrebbe i calciatori e ogni operatore al rischio contagio.

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