Il Genoa scopre Schöne, una parola che ogni popolo germanico traduce in bello. Schöne, la bellezza del Grifo. Il danese è stato travolto da oltre duecento tifosi rossoblù in visibilio per il colpaccio dell’estate. Un’ondata di sana genoanità che a memoria segna solo un precedente, nel 2008 allo Sheraton: era il giorno di Milito, di ritorno dal Saragozza. Undici anni dopo è l’ex metronomo dell’Ajax ad arroventare d’entusiasmo una piazza che aveva disperato bisogno di un momento del genere. Una calca da stella hollywoodiana per Lasse Schöne; urla, cori e schiamazzi per il nuovo idolo della tifoseria.
Non si aspettava un’accoglienza simile, i suoi occhi parlavano al posto della bocca. Il primo impatto pubblico è ottimo e Schöne si è fatto trascinare dall’euforia generale. Qualche autografo, migliaia di flash, il tm Marco Pellegri in versione bodyguard, e la prima sciarpa rossoblù arrotolatagli al collo da un membro del Genoa Club Bolzaneto. Un benvenuto latino nei confronti di uno scandinavo, accostabile per decibel solo allo sbarco di Daniele De Rossi a Buenos Aires. I tifosi rossoblù hanno dimostrato che la piazza genoana ha una grande voglia di respirare calcio d’alta quota. Con Schöne, e con un mercato equilibrato e finora privo di sintomi da shopping compulsivo, il Genoa può smettere di guardare in basso.
Alle 12:58 di ieri, un qualunque martedì d’inizio agosto, le vetrate dell’aeroporto Colombo faticavano a contenere una felicità tracimante. Un’altra bellezza che si unisce alle precedenti pennellate di tripudio rossoblù. Schöne fa sognare una tifoseria perché il suo arrivo è la materializzazione della favola del “tutto è possibile”. Sarebbe bello che anche a livello nazionale il danese fosse considerato al pari di De Ligt, Conte e Sarri, uomini che abbelliscono o sono tornati ad abbellire la Serie A. Il bello, appunto. Ciò che ha scoperto ieri il Genoa.