Rosa pletorica e attacco da rifare, il Genoa pensa alle uscite per il nuovo modulo

Shevchenko vuole disputare il più importante girone di ritorno del Duemila rossoblù virando al 4-3-3

Shevchenko Genoa
Mister Shevchenko parla al gruppo (foto di Genoa CFC Tanopress)

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La fluida materia del calciomercato – fluida perché è tanto facile da brandire quanto l’acqua con le mani – che si ripropone senza mancanza a distanza di sei mesi e in assenza di calcio giocato, infiamma la fantasia e le tastiere. Tuttavia, la più volte sbandierata «rivoluzione» del Genoa, peraltro già in attuazione sotto il profilo societario, richiede primariamente la massima cognizione dei profili in uscita, prima ancora dei necessari innesti in organico. La rosa del Grifo è pletorica, soffoca l’emersione dei giovani (emblematico Portanova e lo scatto di carriera di Melegoni avvenuto con Shevchenko), foraggia un esercito di agenti e inflaziona oltremodo il costo del lavoro a bilancio, ma, come ha paradossalmente dimostrato nel corso del plateau della curva degli infortuni, essa è altresì lacunosa e manchevole in ogni reparto, eccezion fatta per la porta: sufficienti motivi di profonda revisione di spesa pendente pro tempore in capo al general manager Spors e al futuro direttore finanziario.

Mister Shevchenko è intenzionato a disputare il più importante girone di ritorno del Duemila del Genoa virando al 4-3-3 che lo stesso propugnò con Tassotti in Nazionale ucraina ma in un contesto sensibilmente diverso da quello genoano giacché ciascun commissario tecnico modella lo spogliatoio selezionando il talento nell’arco di mesi e, non di meno, con la possibilità di sbagliare in amichevole. I moduli di lavoro di un club sono capovolti poiché i tempi sono stretti, la sperimentazione e il margine d’errore da terzultimi in classifica costeggia lo zero e con le varianti del mercato la volontà non sempre è assecondabile. Mentre il giradischi del mercato introita i primi gettoni, la società va plaudita per aver messo (quasi) tutti in mobilità, un’azione concreta portatrice di un messaggio unico – iniziano gli esami della sessione invernale, nessun candidato può giurare di superarli – che ha ricevuto l’opportuna reazione contro l’Atalanta.

Non tutti gli attuali difensori del Genoa sono opportuni per giocare in una difesa a quattro: le caratteristiche pure di Maksimovic e Biraschi, ad esempio, si esaltano in una linea a tre mentre la coppia Bani-Masiello (Vanheusden fisico permettendo) è sinora la più adatta per stare con due terzini, Cambiaso e Criscito über alles. A centrocampo, invece, servono uomini di qualità, non più interditori acerbi o consunti come Galdames, Cassata e Behrami, e dotati di buona gamba per coprire le zone di campo svuotate dai tornanti arretrati; infine l’attacco è da ristrutturare con tre nuove ali, oltre a Kallon, e da sfoltire poiché per Ekuban la maglia pesa troppo, Caicedo è disimpegnato sin da settembre, Bianchi e Buksa hanno bisogno di giocare continuativamente e Pandev necessita di una gestione oculata nei minuti finali di partita per rendere al massimo. L’unica certezza, in termini di prolificità e affidabilità, è Destro. Troppo poco per salvarsi.

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