Preziosi: “Non ci sono rapporti tra il Genoa e la tifoseria organizzata”

Il presidente davanti alla Commissione antimafia: "Sono uno dei presidenti più contestati, potrei parlare di questo malcostume ma non della relazione tra la dirigenza, la società e la tifoseria, questo rapporto non c'è"

Preziosi
Enrico Preziosi, solo in tribuna durante Genoa-Atalanta (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

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Enrico Preziosi ha risposto alle domande poste dalla Commissione parlamentare antimafia nell’ambito dell’indagine su “sport e mafia”. Non c’è mai stata una relazione tra la tifoseria organizzata e la società – ha spiegato il presidente del Genoa – sono uno dei presidenti più contestati, potrei parlare di questo malcostume ma non della relazione tra la dirigenza, la società e la tifoseria, questo rapporto non c’è, è limitato a club che magari chiedono agevolazioni per pensionati e per chi è meno abbiente, comunque non è qualcosa che mi vede coinvolto”.

Preziosi ha poi aggiunto: “I miei rapporti con la tifoseria non sono semplici, ci sono striscioni “Preziosi vattene” dappertutto”. E sottolinea: “Ho ho potuto constatare, dopo 25 anni nel mondo del calcio, che c’è questo malcostume: lo stadio è diventato zona franca, è una zona in cui si può fare di tutto, si rimane impuniti, è questo quello che mi preoccupa. Le persone normali, il 95 per cento, hanno paura, spesso non portano i bambini. Quando ci sono risultati che non arrivano, si coglie l’occasione per contestare: in realtà vengono fatte azioni delinquenziali, è questa la verità, tutto questo mi preoccupa”.

Preziosi conclude: “Allo stadio è ammesso tutto, offendere e restare impuniti. Bisognerebbe fare come in Inghilterra, dove gli hooligans sono stati bloccati: lì vige il processo per direttissima e chi delinque viene subito condannato”.

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