Preziosi boccia Preziosi, il paradosso è servito

Soltanto l'ex patron rigetta l'ultimo bilancio del Genoa che è stato ugualmente approvato

Preziosi
Enrico Preziosi (Foto Genoa cfc - Tanopress)

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C’è qualcosa che evidentemente non torna se il pregresso proprietario del Genoa esprime voto contrario, com’è nel suo pieno diritto, relativamente all’approvazione del bilancio afferente alla sua stessa ultima gestione. I conti che Preziosi boccia sono i conti di Preziosi che 777 Partners ha acquistato facendonsene carico dopo mesi di trattative segretate da arcigne clausole di riservatezza. Respingere il rendiconto al 31 dicembre 2021, mentre il passaggio di quote alla multinazionale si è perfezionato a novembre, è una sberla al proprio operato che negli ultimi sei anni ha agonizzato il club più antico d’Italia, ma anche uno sgradevole dietrofront rispetto ai nuovi gestori del Genoa che dall’insediamento hanno provveduto a regolarizzare Irpef, pagare regolarmente la trimestrale degli stipendi, onorare gli arretrati dei fornitori e, non secondariamente, imbastire una campagna acquisti invernale che potesse dare una speranza a una squadra raccapricciante dall’alto (sic!) degli undici punti in classifica totalizzati nel girone d’andata.

L’opera di bonificazione finanziaria rossoblù di 777 Partners è in atto – le pendenze sono ancora plurime e molte ancora inevase – ma i primi risultati saranno concreti solo nel medio lungo periodo posto che l’eredità di Preziosi consiste in un fragoroso indebitamento netto pari a 152 milioni di euro (al 2020, anno primo del Covid), un irradicato circolo di commissioni elargite a fidati agenti sportivi e l’assenza di fonti di guadagno alternative e credibili al pravo meccanismo delle plusvalenze. A tal proposito, sembra che lo lievito calcistico non mancherà in dispensa giacché le nuove regole Uefa di sostenibilità salariale annoverano anche le plusvalenze alla voce ricavi il cui ammontare, reale o annacquato non fa differenza, determinerà la potenza di fuoco contrattuale di ciascuna società partecipante alle competizioni europee: fuori permane il far west. Salvo assi nella manica della Procura, la vicenda delle plusvalenze fittizie con la Juventus sarà punita con l’ammenda essendo i presunti illeciti addebitati anche a carico del Genoa meramente amministrativi.

É il lascito di chi ha comprato e venduto, venduto e comprato come all’ingrosso, stravolto da una tracimante sindrome dell’acquisto e della cessione compulsivo, eppure si tratta del medesimo ex patron che, stucchevolmente, definisce gli attuali presidenti della Serie A «commercianti» disposti a tutto pur di anteporre il guadagno alla passione. Preziosi siede nel consiglio di amministrazione del Genoa con deleghe sensibilmente minoritarie che gli ritagliano un risicato ruolo da comparsa in Lega – benché autorizzata dallo stesso cda onde evitare improvvisazioni – che non gli garba, ma, ciononostante, cade in un paradossale atto di scarsa signorilità, per quanto legittimo. L’ultimo tratto sessennale della sua gestione è stato così negativo, così deprimente per la tifoseria oggi di nuovo compatta, che, una volta distaccato, pure Preziosi non l’ha riconosciuto finendo per rigettare ciò che lui stesso ha creato.

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