Plusvalenze, la Cassazione impone l’IRAP. Che impatto avrà in Serie A?

L'aliquota generica è del 3,9% da moltiplicare per un coefficiente di 0,9176

Plusvalenze Serie A Ivaldi

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La Corte di Cassazione ha depositato il 25 gennaio scorso una serie di ordinanze emanate dalla Quinta Sezione Tributaria sulle plusvalenze nel calcio. Il tema è divisivo: da una parte i club vedono in loro una fonte di sopravvivenza, dall’altra i tifosi spesso inviperiti per una cessione remunerativa solo per la proprietà e per gli avversari.

Un passo indietro, prima di definire il nuovo ambito tributario imponibile alle plusvalenze. L’operazione di calciomercato, come specificato dalla Commissione Tributaria della Lombardia nel 2015, realizza una “cessione del contratto stipulato da una società sportiva con un calciatore a un’altra … la somma pagata (dall’acquirente, ndr) consente alla cessionaria di usufruire della prestazione esclusiva del calciatore … l’eventuale plusvalenza … è relativa a un bene strumentale e, quindi, componente ordinaria di reddito assoggettabile a tassazione IRAP“.

Così la Suprema Corte ha stabilito che nel caso di trasferimento di un calciatore la plusvalenza non è una voce straordinaria imputabile a bilancio, ma ordinaria. “É un atto che rientra nella gestione di una squadra di calcio, rappresentando un evento collegato all’attività ordinaria della società sportiva, sicchè le plusvalenze … fanno parte dei proventi ed oneri della gestione “ordinaria” accessoria” scrivono i giudici.

Quindi la Cassazione impone l’IRAP alle plusvalenze del calciomercato. Una rivoluzione copernicana da rispettare, senza escogitare stratagemmi o vie di fuga. L’Imposta Regionale Attività Produttive alimenta il Fondo Sanitario Nazionale e si applica sul valore della produzione netta. I club di calcio, essendo imprese commerciali, devono pagarla sulla base della differenza tra valore e costo della produzione, escludendo dai costi i salari, i crediti maturati e gli interessi di leasing. L’aliquota generica, pure per la Regione Liguria, è del 3,9% da moltiplicare per un coefficiente di 0,9176.

Facciamo un esempio. Una plusvalenza di 30 milioni di euro obbliga un club a pagare 1,16 milioni di euro di IRAP. Quella che un famoso politico italiano ribattezzò “imposta rapina” può provocare un serio impatto sul calcio italiano.

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