PG ribadisce: con l’emergenza Coronavirus la Serie A va fermata

La nostra testata lo aveva affermato lunedì mattina, attraverso l'autorevole pensiero di Beppe Nuti, prima della circolare "svuota (un pò di) stadi". Lo ha ribadito anche Federsupporter in un comunicato

Genoa Ferraris
Lo stadio Luigi Ferraris (Foto Genoa cfc Tanopress)

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La Lega di Serie A ha evoluto con estro sorprendente il concetto di porte chiuse. Il provvedimento, da isolato e applicato in tal modo fin dagli albori del calcio, si è trasformato in diffuso a macchia di leopardo. Un maquillage dettato dalla primaria esigenza di tenuta della salute pubblica che, purtroppo, non tiene conto di ulteriori fattori meritevoli di tutela; senza dimenticare che uno dei problemi irrisolti del calcio italiano è proprio il basso tasso di saturazione degli impianti sportivi, in larga parte fatiscenti e in stato comatoso.

La Serie A andava sospesa in toto, senza disparità di trattamento tra squadre che giocano di fronte al proprio pubblico (Lazio, Napoli, Lecce, Cagliari, Sampdoria) e altre concorrenti che, forse, giocheranno in una cattedrale nel deserto. Pianetagenoa1893.net lo aveva affermato lunedì mattina, attraverso l’autorevole pensiero di Beppe Nuti, prima della circolare “svuota (un pò di) stadi”. Lo ha ribadito anche Federsupporter quando nel proprio comunicato scrive di «campionato infetto» perché sorretto da un «palinsesto che non può non suscitare perplessità e che evidenzia una imperdonabile superficialità di programmazione di chi ha governato/governa il calcio».

I club hanno diritto di reclamare la contemporaneità delle partite, soprattutto nel momento più rovente della stagione. I tifosi hanno anche loro un diritto collegato a quest’ultimo: il riconoscimento del risarcimento del prezzo del biglietto o della quota di abbonamento che non potranno utilizzare a seguito della chiusura dello stadio.

Un provvedimento che castra, al momento per una sola giornata, la passione per lo sport più diffuso al mondo, un’industria che vale il 7% del PIL italiano. Ieri si attendeva l’eventuale prosecuzione delle porte chiuse negli stadi, ma dagli incontri che ha tenuto il ministro Vincenzo Spadafora con Giovanni Malagò, presidente del Coni, e con i vertici Figc non è scaturito nulla: per dirla con Domenico Rea, «Gesù fate luce».

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