«Due indagini lo certificano: non è la pirateria a uccidere il calcio, sono i nostri dirigenti incapaci che danno la colpa a chi non ne ha». Paolo Ziliani su X (l’ex Twitter) è arrivato a questa conclusione, dati e statistiche alla mano, citando due studi autorevoli: «Incredibile ma vero, l’Unione Europea attesta che l’Italia è il secondo Paese più virtuoso in fatto di pirateria e l’Ipsos smaschera le bugie dei parrucconi del Palazzo: se il movimento è in crisi è per l’incapacità e la miopia dei suoi dirigenti – Dal 2016 la pirateria in Italia è diminuita del 52 %, solo nell’ultimo anno del 7 % – Ma la cosa più grave sono i giovani, i potenziali clienti di domani, a cui del nostro calcio non frega nulla (e nessuno se ne preoccupa)».
Il giornalista prosegue nella sua disanima: «La pirateria che uccide il calcio è una bufala: il calcio (italiano) lo stanno uccidendo quelli del Palazzo – dirigenti e politici: da Gravina a Abodi, da Malagò a De Siervo, da Casini all’ultimo degli affiliati al movimento “Tessera & Distintivo” – che non sapendo combinare nulla di buono, ed essendo incapaci della minima autocritica, a fronte del disastro in cui hanno ridotto il nostro calcio cercano colpe e colpevoli dove fa loro più comodo: e senza vergogna s’inventano narrazioni di fatti e situazioni che nulla hanno a che fare con la realtà delle cose».
Il giornalista punta l’indice sulla campagna d’informazione fuorviante riguardo agli effetti del pezzotto: «Sul “Fatto Quotidiano” di ieri ho scritto un pezzo, l’ennesimo, che già in mattinata era stato ripreso da Simone Spetia in “24 Mattino” su Radio 24 e che – se l’argomento v’interessa – v’invito a leggere. Vi accorgerete subito che lo slogan che da anni ci martella, “La pirateria uccide il calcio”, dietro il quale i reggitori del pallone italico vogliono farci credere che se non siamo andati al Mondiale 2018, se non siamo andati al Mondiale 2022, se Euro 2024 è stato una catastrofe e se rischiamo di non qualificarci nemmeno al Mondiale 2026 essendo l’Italia diventata una nazionale di seconda se non di terza fascia, se tutto questo accade – piagnucolano i nostri eroi – la colpa è di chi guarda le partite in tv illegalmente, col pezzotto, senza abbonarsi a DAZN e a Sky e sottraendo così una montagna di milioni al movimento che a fronte di tutto ciò s’indebolisce e decade. Se avete avuto la bontà di leggere l’articolo avrete capito subito che “La pirateria uccide il calcio”, il grido di battaglia dei parrucconi del nostro calcio, è la classica “cagata pazzesca” resa immortale, come definizione, dal ragionier Fantozzi».
Ziliani tira le fila della sua tesi, citando uno studio dell’Unione Europea e un altro dell’Ipsos: «Riassumendo.
1. Secondo l’indagine ufficiale condotta dall’organo della UE preposto alla lotta contro la contraffazione, l’Italia è il secondo Paese più virtuoso d’Europa in fatto di ricorso alla pirateria: solo la Germania ci batte in fatto di rispetto delle regole, in confronto al resto d’Europa l’Italia è il Paradiso della legalità. I dirigenti del calcio italiano dovrebbero ringraziare, invece di lamentarsi.
2. Detto questo, sia l’indagine della UE sulla pirateria in Europa sia quella dell’Ipsos (per la FAPAV) sulla pirateria in Italia indicano che la stragrande maggioranza degli atti di visione illegale di contenuti audiovisivi avviene per seguire serie tv, film o programmi tv: gli eventi sportivi sono all’ultimo posto e – inutile dirlo – non riguardano solo la visione di partite di calcio ma tutti gli eventi di tutti gli sport.
3. Nonostante l’Italia sia in fatto di ricorso alla pirateria un Paese modello (solo in Germania, come detto, la pratica è più bassa che da noi), il ricorso alla visione illegale di contenuti a tutti i livelli è in continuo, forte e spontaneo calo. Come il grafico Ipsos che mostro sotto dimostra, rispetto al 2016 la pirateria in Italia è diminuita del 52 % (avete letto bene: cinquantadue per cento in meno negli ultimi otto anni); solo nell’ultimo anno, tra il 2022 e il 2023, è diminuita del 7 %. E in tutto questo non c’entra nulla l’introduzione della piattaforma anti-pirateria Piracy Shield, che è in funzione solo da pochi mesi, messa a disposizione della Lega da Agcom.
4. Quando l’Ad della Lega De Siervo parla di danno da 1 miliardo ogni tre anni fatto dai possessori del pezzotto al calcio italiano dice una bufala con la B maiuscola. In primis perchè la stima non ha in sè alcun fondamento; in secondo luogo perchè se è vero, com’è vero, che la maggior parte di visioni illegali (superiore a un terzo del totale) è compiuta da persone di fascia d’età compresa tra i 16 e i 24 anni, tutti capiscono che si tratta di persone ancora senza reddito che nemmeno volendo potrebbero sostenere il costo degli abbonamenti – in continuo e vertiginoso aumento – di DAZN e di Sky.
5. Ma l’ottusità delle aquile di FIGC, Lega, Ministero dello Sport e governo diventa inquietante di fronte al dato che più di tutti dovrebbe far suonare allarmi a distesa nel Palazzo: e cioè l’evidenza, che entrambe le indagini EUIPO e Ipsos rimarcano, del drastico calo d’interesse in atto tra gli adolescenti, cioè tra i potenziali clienti di domani, verso la visione anche piratata delle partite di calcio. Nella fascia d’età tra i 10 e i 14 anni negli ultimi due anni c’è stato un calo del 6 % (51 % nel 2021, 47 % nel 2022, 45 % nel 2023) ed è questa una tendenza stabile che sembra senza ritorno. Insomma: ai ragazzini di oggi, che saranno gli adulti di domani, delle partite di Serie A non frega nulla; e anche quando si accostano alla visione illegale di un contenuto audiovisivo, all’ultimo posto delle loro preferenze c’è la scelta del calcio (34 % film, 25 % serie tv, 23 % programmi tv, 16 % eventi sportivi).
Ziliani tira le conclusioni: «Morale della favola: invece di preoccuparsi della pirateria dipingendo, in modo grave e scorretto, la popolazione italiana come una congrega di guitti e di ladruncoli, mentre è vero il contrario (a certificare la virtuosità degli italiani è addirittura l’Unione Europea), le nostre eminenze grigie dovrebbero preoccuparsi piuttosto della qualità del prodotto, interrogarsi sulla bontà della loro strategia politico-sportiva (come ad esempio aver mostrato al mondo che nel calcio italiano il rispetto delle regole non conta niente, vedi il colpo di spugna con cui sono stati fatti sparire anni di illeciti commessi dalla Juventus) e nel tempo libero trovare il modo di pensare a come far riavvicinare i giovani allo schifoso calcio italiano che dal dopo Calciopoli in poi ci hanno ammannito. Io un modo l’avrei, e non è una battuta: regalare il pezzotto a tutti i ragazzini e le ragazzine dai 10 ai 14 anni. Se vedessero un campionato senza il verme, alla lunga potrebbe esser un affare».
Due indagini lo certificano: non è la pirateria a uccidere il calcio, sono i nostri dirigenti incapaci che danno la colpa a chi non ne ha
Incredibile ma vero, l'Unione Europea attesta che l'Italia è il secondo Paese più virtuoso in fatto di pirateria e l'Ipsos smaschera le bugie… pic.twitter.com/q1aW15GdLV— Paolo Ziliani (@ZZiliani) July 16, 2024