Pandev guida la riscossa del Genoa: un campione per la salvezza

È l'uomo più in forma del Grifone, un'arma in più per mister Nicola

Pandev Genoa
Pandev dopo il gol alla Spal (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Di Pandev si è detto e scritto molto. Facile con una carriera che parte da lontano e arriva fin sopra il tetto d’Europa. Il macedone è stato protagonista in tutte le squadre in cui ha giocato e stimato in ciascuna di esse per professionalità e apporto qualitativo, dentro e fuori dal campo. Pandev è un personaggio amato ovunque, anche a Genova sebbene abbia impiegato più di un anno per ambientarsi e tornare quello di un tempo dopo l’esperienza al Galatasaray. Al Genoa è esiziale, a prescindere dal minutaggio e dall’età che incombe. Va forte in allenamento, va forte in partita. Gochi è l’uomo in più che Nicola userà a fondo nelle ultime due settimane di campionato per conquistare la salvezza.

Contro la Spal ha tenuto una vera e propria lectio magistralis. In cattedra il Professor Pandev. Concentrazione, governo della palla, intelligenza tattica e posizionale: sinonimi che fanno tutt’uno con gli splendidi settantatré minuti ai trentadue gradi umidi di domenica scorsa. Chi ha detto che Goran sia l’uomo da impiegare solo durante l’ultimo quarto d’ora? Impiego “alla Altafini” a chi? Pandev voleva concludere la partita ma un lieve accenno di crampi ha indotto la panchina a toglierlo dal campo, per non peggiorare la situazione. Meglio un affaticamento di una lesione che, seppur piccola, equivarrebbe a concludere anzitempo la stagione. E il Genoa ha bisogno di tenersi stretto il proprio campione macedone.

Lo stato psicofisico di Pandev – il più brillante al momento – sarà fondamentale, forse determinante, nella volata salvezza anche perché l’abitudine a giocare partite decisive lo fa preferire ai molti ragazzini della rosa rossoblù. L’esperienza risolve laddove la gioventù solitamente pecca. E Goran, con questo nome da conquistatore slavo, non si sottrarrà dalle prossime battaglie che attendono il Grifo, anzi fremerà per giocarle tutte. Come se la carta d’identità non dicesse trentasette a fine luglio ma venti, o poco più.

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