Il Genoa ieri ha perso. Ma, per onestà intellettuale, si può dire che abbia perso meritatamente? Proprio no.
Ha giocato una partita di discreto livello: primo tempo 0-0, difesa impostata benissimo, Fiorentina ottima nel palleggio e nel possesso palla, ma assolutamente poco pericolosa. Difesa rossoblù attenta, nessun problema per Leali.
Mentre la “formazione infermieristica” al completo se ne stava a casa (o in tribuna al Ferraris), quella “raffazzonata” era in campo e stava facendo in pieno il suo dovere.
Gilardino aveva previsto tutto: fermare i viola a metà campo, non abbassarsi troppo, cercare, se possibile, di andare in contropiede.
Poi la ripresa: cosa ha fatto di negativo la squadra rossoblù in rapporto alle sue capacità? Nulla o quasi. Ha iniziato ancora bloccando il palleggio viola. Ma poi ecco il gol: su un rimpallo, senza alcuna colpa difensiva, Gosens batteva Leali. Il Genoa ha reagito e si è ripreso la partita. Tantoché il grande “eroe” della partita è stato il portiere viola De Gea, segno che la manovra offensiva rossoblù ha funzionato.
Detto tutto questo e nonostante i lati positivi offerti dal Grifone durante la gara, i rossoblù hanno perso.
Evidentemente, al di là di tutti i limiti detti e ridetti, esiste nella squadra di Gilardino una specie di “extra-razionalità” per cui capitano certe cose e si verificano certe situazioni inspiegabili. Un qualcosa che aleggia sul mondo rossoblù e ovviamente accanto ai limiti che si conoscono (10 infortunati fuori campo), si può parlare di quel pizzico di buona sorte che mai dovrebbe mancare nel fatto-calcio.
Il Grifo, ultimo in classifica, è riuscito a fermare con grande dignità un’avversaria che aveva riempito di gol Lecce e Roma, rispettivamente con sei e cinque reti, al Ferraris.
Non v’è stato alcun giocatore rossoblù, naturalmente in rapporto alle sue capacità, che merita meno della sufficienza: ragazzi giovani come Ekhator hanno dato l’anima, coraggio e “buona gamba”, Sabelli ha distrutto l’irritante Sottil; poi Zanoli, Miretti e Masini (con il loro ingresso vi sono stati i migliori momenti della partita) hanno dato davvero il cuore.
Conclusione: si è ancora ultimi in classifica. E allora che fare? Beh, da una parte la speranza è che l’infermeria si svuoti al più presto (ma non sarà facile). Gilardino dovrà, per quanto possibile, tenere uniti almeno sul piano psicologico i ragazzi: inoltre la società, che ormai si è capito che è stata un disastro organizzativo per quanto riguarda il mercato, dovrà cercare di trovare qualche soluzione (ammesso che ve ne siano) per rinforzare la rosa e possibilmente prima di gennaio.
I rossoblù dovranno ora affrontare tre partite importanti per la salvezza: a Parma, in casa col Como e a Cagliari.
Ormai si è capito che il Genoa più di tanto non può esprimere, perché il cuore c’è, la gamba anche, manca la qualità: occorrerebbe che quella “mano dal cielo”, che finora è mancata, scenda su quello che è stato il bel giocattolo di Gilardino.
Vittorio Sirianni