Nuovo Genoa al varo con Coda: fuga da un campionato dormiente

Serve un lavoro di squadra per rifondare il Grifo, e la squadra non è solamente quella dirigenziale e tecnica

Coda in allenamento (Foto Genoa cfc Tanopress)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

La Serie B è qualcosa di diverso da ciò cui i tifosi genoani erano abituati. É un campionatone raffazzonato che lega eterogeneamente la provincia alle città. Assieme a Reggio Calabria, infatti, c’è Genova, di fianco a Terni troviamo Venezia. Sinora la B è un torneo rappresentato da una lega dormiente che sembra quasi non volere valorizzare a pieno il campionato cadetto più competitivo degli ultimi sedici anni: il suo sito ufficiale racconta dei fasti del passato o, peggio, si sofferma su comunicati afferenti posizioni anacronistiche, da ultimo l’ostentata opposizione alle seconde squadre Under 23, non sia mai di correre il rischio di far giocare i ragazzi italiani tra i professionisti in Serie C onde evitare loro le competizioni dilettantistiche, che peraltro predispongono le migliori regole in materia. Come se non bastasse lo stucchevole mutismo attorno al tema calendari, la Lega di B non fa nulla per sventare empietà social utili solo a riempire le giornate di chi le pensa.

Così sia. E sarà fino a maggio. I genoani non conosceranno il cammino giornata per giornata della propria squadra del cuore almeno sino all’8 luglio poiché entro quella data il Consiglio federale si pronunzierà sulla composizione del campionato essendo il famigerato indice di liquidità un parametro fondamentale soltanto per la partecipazione in B mentre non è vincolante ai fini dell’iscrizione in Serie A: il Grifone non rischia alcunché e seguiterà a lavorare per costruire una squadra pronta all’uso dotando l’organico di più di un calciatore navigato giacché l’interesse alla promozione immediata «soltanto un anno» prevale su quello che gli esperti definiscono “player trading” ma che in osteria insistono a chiamare affari di calcio-mercato. Infatti, l’acquisto a titolo definitivo dal Lecce per circa tre milioni di euro di Massimo Coda – bramato da Modena e Cagliari – si pone in netta controtendenza e finisce per armonizzare l’inflessibile filosofia del sangue freddo che distinse la finestra di gennaio derogandola con l’acquisto di un attaccante classe ’88.

Serve un lavoro di squadra per rifondare il Genoa, e la squadra non è solamente quella dirigenziale e tecnica. Anche lo spogliatoio, con i suoi nuovi equlibri, dovrà interagire meglio rispetto all’anno scorso (imparare la lingua italiana è essenziale in tale e in ogni contesto di lavoro) e integrare gli ultimi arrivati al fine di evitare spiacevoli episodi d’apatico distacco, come accaduto con Calafiori che nemmeno due giorni dopo Genoa-Bologna aveva già metabolizzato e superato il trauma della retrocessione in volo verso Tirana – come giustamente permesso dalla società rossoblù – per la finale di Conference League, per poi finire sul carro della Roma tra le vie giallorosse della capitale. Il ragazzo è romano e romanista, come fu Bruno Conti ad esempio, ma forse nessuno, viene da pensare, gli ha spiegato dove fosse capitato. Un po’ come la Serie B, qualcosa di diverso da ciò cui i tifosi del Genoa erano abituati.

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.