“Noi che vincemmo a Wembley”: un pezzo della nostra vita

Non è la solita opera sul Genoa: non tanto per i ricordi che evoca, quanto per le emozioni – non necessariamente legate a qualcosa di particolare – che suscita


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NOI CHE VINCEMMO A WEMBLEY

Ebbene sì, cari e affezionati lettori.

Nel recensire questa recente fatica di Roberto Sabatino, indefesso difensore e diffusore della genoanità in ogni dove, mi sono proprio divertita.

Questa non è la solita opera sul Genoa. E’ un pezzo della nostra vita. Non tanto per i ricordi che evoca, quanto per le emozioni – non necessariamente legate a qualcosa di particolare – che suscita.

In più, ci permette di approfondire un bel capitolo del calcio nostrano (il Trofeo Anglo – Italiano) che pochi ricordano e che in pochissimi saprebbero narrare.

E poi…sì, finalmente, in quell’occasione abbiamo vinto qualcosa. Di solito, come dice Francesco Baccini nella prefazione, “[…] Per noi genoani, gli unici festeggiamenti sono legati alle promozioni o alle salvezze”. Quella volta non è andata così. Ci siamo fatti valere; ce la siamo giocata sino in fondo. Anzi, per meglio dire, ce la siamo andata a giocare all’estero, in una nazione (il Regno Unito) alla quale siamo sempre stati legati in maniera atavica, come una sorta di cordone ombelicale.

In questo periodo, nel quale il calcio è fermo e non possiamo esultare, soffrire o sperare per ciò che accade in campo, rievocare diventa una ragione di vita, un modo per andare avanti. Ecco che, come per magia, noi genoani ci rendiamo conto di avere uno spessore, una storia, al di là dei risultati e di ciò che ci riserverà il futuro.

Il libro si rivolge a un pubblico, per così dire, “trasversale” : ai giovani e giovanissimi che non hanno mai sentito parlare dell’argomento; ai genoani – e non – più attempati, che possono recuperare particolari e curiosità che pensavano dimenticati.

Particolarmente accurata è la descrizione delle partite e del tabellino, incontro per incontro.

Allora – anche per non svelare troppo – a questo punto cosa resta da fare?

Let’s go to read!!!

Ecco una breve intervista all’autore.

Cosa ti ha spinto a scrivere per la prima volta?

«Un’infinita passione per i racconti sportivi, e dopo averne letti tanti ho pensato di iniziare pure io! Inoltre ho sempre adorato le storie un po’ dimenticate da riproporre al pubblico».

Perché il Genoa?

«Perché da genoano trapiantato in Lombardia, quel pomeriggio di Wembley ha rappresentato un grande orgoglio. Il mio capitano sui gradini di quel maestoso impianto, la mia squadra del cuore con un trofeo. Per me , adolescente cresciuto più che altro tra interisti, juventini e milanisti, è stato molto emozionante. E l’ho voluto riportare su carta».

Cosa provi ogni volta che ti documenti – o rifletti – su ciò che scrivi?

«Una grande adrenalina! Si vero, non sarà una corsa o una scalata di montagna: ma scrivere, documentarmi alla perfezione, scovare cimeli in rete, riflettere su come mettere su carta un pensiero, è motivo di grande piacere».

In che misura ciò che scrivi ha riferimenti autobiografici?

«Prefazione a parte, finora ho dato spazio ai racconti di chi ha vissuto certe emozioni: ascolto, raccolgo, immagazzino, rielaboro e scrivo. Facendo passare tutte le emozioni che mi hanno trasmesso gli interlocutori».

Se vuoi rivelarcelo, esiste un’opera non ancora scritta e che vorresti realizzare?

«Una è stata appena finita: a maggio, in occasione del suo ottantesimo compleanno, uscirà un libro dedicato al Professor Scoglio. Anche qui una raccolta di aneddoti, curiosità di chi ha vissuto l’uomo. Sto già pensando anche alle prossime, ma ora ho troppe idee in testa».

Monica Serravalle

Davide Nicola (a sinistra) con Roberto Sabatino durante la presentazione di “Noi che vincemmo a Wembley”
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