Nicola simbolo di resilienza: l’uomo in più del Genoa

Il tecnico del Grifone ha le caratteristiche per completare la scalata salvezza

Nicola Genoa
Davide Nicola, che grinta (foto di Genoa CFC Tanopress)

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C’è una parola che identifica Davide Nicola: resilienza. È l’attitudine al sacrificio – etimologicamente salire su una barca rovesciata dal mare – che nel calcio di oggi è merce rara. Una qualità che lo rende un allenatore perfetto per il Genoa di questo particolare momento storico: uomo giusto, al posto giusto. Lo era anche prima che scoppiasse la peggiore crisi nella storia della Repubblica italiana, con un ruolo più da aggiustatore che da motivatore. Mister Nicola viene dalla gavetta, dai campi di provincia: Lumezzane, Livorno, Bari e Crotone. Pane duro. Lì nessuno regala niente. Sa lottare, reagire, analizzare il calcio con equilibrio e lucidità. Anche se non si direbbe a giudicare dal costante scalpitare imbizzarrito nel recinto tecnico.

Non c’è persona migliore di Nicola per completare la scalata salvezza che quest’anno è doppiamente difficile. Prima l’emersione dall’ultimo posto in classifica, ora l’imperscrutabilità di un mini torneo caratterizzato da partite ravvicinate e un folto mazzo d’imprevisti, come a Monopoly. Il Genoa gioca male, è evidente. Il Genoa a Brescia ha sprecato un’occasione: altrettanto chiaro. Ma il Genoa ha ampi margini di miglioramento che saranno colmati, con fiducia e pazienza, non appena la condizione psicofisica generale tornerà a un livello accettabile. I tifosi, obtorto collo, sperano presto ma il fisico (e la testa, soprattutto) di un calciatore, per quanti emolumenti riceva, non è programmata come un computer.

L’uomo in più del Genoa non sarà un attaccante, perché nessuno è ancora andato in doppia cifra. Non sarà nemmeno un centrocampista o un difensore. L’uomo in più del Genoa sarà Davide Nicola cui è demandato il compito di riassemblare pezzo dopo pezzo i cocci rossoblù, a cominciare dal portare in forma quanti più calciatori possibile dacché fino ad agosto si giocherà in sedici. Poi tornare a fare punti negli scontri diretti. Prima, però, ci sarà da ancora sacrificarsi. Con tanto spirito. E resilienza.

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