Diciassette gol fatti, trentacinque subiti. Con questa proporzione di “uno a due” il Genoa non andrà da nessuna parte se non nel posto che nessun tifoso rossoblù vuole sentir nominare. Avanti così, ossia con una fase difensiva approssimativa che mette in difficoltà ogni reparto, il Grifo corre il rischio di incassare più di ottanta gol in una stagione: un fardello insopportabile pure per il Quadrato Magico del Brasile del ’58 (Garrincha, Didi, Vavà e Pelé). C’è bisogno che il neo allenatore Davide Nicola riassetti gli equilibri difensivi se vuole tornare a fare punti.
I gol realizzati dal Genoa sono una statistica vuota perché non hanno valore essendo sommersi dalla quantità industriale di palloni che superano Radu, il più delle volte incolpevole. L’emblema è il capolavoro di Pandev a Lecce: una pennellata d’artista lunga quasi quaranta metri deprezzata, però, dalle molteplici leggerezze del folle secondo tempo rossoblù. Il Grifo ha bisogno che la gestione di mister Nicola sia quanto più possibile equilibrata e meno cervellotica rispetto alla conduzione tecnica di Thiago Motta. «Giocare un calcio semplice è la cosa più difficile al mondo» ripeteva Cruijff non appena iniziò a insegnare calcio dalla panchina.
Il Genoa non vince in Serie A da otto turni, quasi mezzo girone d’andata. Da gennaio a maggio dovrà raccogliere ventinove punti per non rischiare, qualcosina di meno se vorrà lottare per la salvezza fino all’ultimo secondo dell’ultima partita. Per riuscirci i rossoblù devono iniziare a incassare meno gol e valorizzare maggiormente il lavoro (sinora oscuro) degli attaccanti. E i primi vagiti del calciomercato sembrano andare in questo senso con innesti di esperienza e di lotta rappresentati dai rientranti Perin e Behrami – lo svizzero stima molto Nicola dopo l’esperienza comune a Udine – e dal boemo Krmencik, proveniente dal Viktoria Plzen. Rinforzi che devono ridare valore ai gol del Genoa.
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