La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Aurelio De Laurentiis, patron del Napoli, per cui si procede per il reato di falso in bilancio negli anni 2019, 2020 e 2021. Oltre al presidente del club campano, i pm Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano chiedono il processo per la società Napoli e per Andrea Chiavelli, braccio destro del patron. Al centro del procedimento presunte plusvalenze fittizie nella compravendita dalla Roma del difensore Kostas Manolas nell’estate del 2019 e dell’acquisto dell’attaccante Victor Osimhen nel 2020 dal Lille.
Nell’operazione che portò Osimhen al Napoli rientrarono il portiere Karnezis (valutato più di 5 milioni di euro) e tre calciatori del settore giovanile: Claudio Manzi (classe 2000), Ciro Palmieri (2000) e Luigi Liguori (1998), valutati dai 4 ai 7 milioni di euro. Il nigeriano venne pagato 76.356.819 euro. Contestualmente, il Napoli cedette al Lille i quattro calciatori per plusvalenze complessive di poco inferiori ai 20 milioni di euro. Manolas fu ceduto per 36 milioni di euro e generò – sulla base dei dati ufficiali di bilancio – una plusvalenza di 31,1 milioni.
Come riferisce La Gazzetta dello Sport, gli avvocati Fabio Fulgeri e Lorenzo Contrada, che assistono Aurelio De Laurentis e il Napoli, dichiarano che «i propri assistiti sono assolutamente estranei alle contestazioni, mosse dalla Procura della Repubblica di Roma, relative ad irregolarità di natura bilancistica risalenti agli anni 2019-2021». Per i legali «appare incomprensibile la decisione di procedere anche nei confronti della S.S.C. Napoli considerando che agli atti risultano depositati pareri redatti da consulenti tecnici e da enti terzi (Assomine) che dimostrano in modo incontrovertibile che il Napoli abbia agito in modo legittimo e rispettoso dei principi contabili italiani. Siamo estremamente convinti che il procedimento si concluderà positivamente».
Nell’aprile 2022 il tribunale federale aveva prosciolto il Napoli e De Laurentiis. Il procedimento Figc era stato poi riaperto solamente per la Juventus in seguito agli elementi emersi dall’inchiesta Prisma dei pm di Torino. Il nuovo processo portò ai 10 punti di penalizzazione per la Juventus. Il procuratore federale Chinè dovrà ricevere gli atti dalla procura di Roma. Due anni fa in sede sportiva lo stesso Chiné chiese 11 mesi di inibizione, ma il tribunale federale assolse De Laurentiis e la società. Dopo aver letto le nuove carte, potrebbe riaprire il processo ai sensi dell’art. 63 del codice di giustizia sportiva (da quando arriveranno in Via Campania, la procura federale ha 30 giorni per farlo: se optasse per il sì, la Corte d’Appello federale ha fino a 30 giorni per convocare l’udienza e discutere l’ammissibilità della richiesta di revocazione per poi arrivare a un eventuale processo).
Lorenzo Contrada, uno dei legali che rappresenta il Napoli e il presidente Aurelio De Laurentiis, ha dichiarato a Radio Kiss Kiss Napoli: «A nostro parere non si rischia nulla perché conosciamo le carte e pensiamo sia impossibile che possa pervenire un giudizio di responsabilità. La responsabilità dell’ente prevede pene pecuniarie. Io non mi occupo di Giustizia Sportiva, ci sono gli avvocati del presidente che hanno già brillantemente risolto la situazione. Ho visto che è stato respinto anche l’appello, quindi provvedimenti sempre a favore del Napoli. Non è che in sede penale ci sia stato un approfondimento maggiore, per cui non ci aspettiamo nulla. C’è solo una valutazione di natura bilancistica che nulla ha a che vedere con la Federcalcio. La Covisoc ha analizzato i bilanci del Napoli e ha ritenuto che fossero corretti. Noi ci siamo rivolti a enti terzi che hanno escluso qualsivoglia responsabilità».