Marchetti: «Voglio giocare. Ho ricevuto proposte interessanti dall’estero»

Il portiere ha spiegato a Europacalcio,it: «Nonostante il legame che ho maturato per la squadra e per la maglia viene da sé che questo non è sufficiente per un giocatore come me che ha ancora voglia di stare in campo e non in panchina»

Marchetti
Federico Marchetti (foto di Genoa CFC Tanopress)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

«Con il Genoa ho un contratto per tutta la prossima stagione e l’opzione per quella successiva; tuttavia nonostante il legame che ho maturato per la squadra e per la maglia viene da sé che questo non è sufficiente per un giocatore come me che ha ancora voglia di stare in campo e non in panchina». Ai microfoni di Europacalcio.it, Federico Marchetti spiega molto chiaramente che non si accontenterà di fare il secondo a Radu. L’estremo difensore spiega di aver «ricevuto alcune proposte interessanti, tutte all’estero e in squadre con profili appetibili. A dirla tutta sono tentato ma da una parte la voglia di rilancio nel campionato italiano è più forte. Si vedrà nei prossimi giorni».

Riguardo alle poche presenze nella scorsa stagione, Marchetti lo spiega così: «Beh credo che ad oggi sia storia abbastanza nota e chiara per tutti. Avevo bisogno di carburare e avevo bisogno del campo. Invece dopo 5 partite disputate di cui 3 vittorie e 2 sconfitte è iniziata la mia panchina.  Penso che per un professionista come me sia una situazione aberrante». Il portiere rossoblù parla anche del mancato feeling con i tifosi: «È chiaro che essendo un uomo ben centrato non mi sono mai lasciato scoraggiare né dai nuovi tifosi ai quali per comprensibilissime ragioni – se non giochi non puoi entrare nei loro cuori –  stavo abbondantemente sulle scatole soprattutto agli inizi, né dalla società che evidentemente aveva dirottato con molta velocità i propri piani riguardo al mio futuro. Da primo a quarto portiere». E conclude: «Se fossi un rosicone avrei fatto le guerre, ma non lo sono. Non sono neanche uno stupido che sia chiaro, ma le guerre non scrivono la storia di un professionista; se c’è qualcosa che non mi potranno mai levare è proprio la serietà e il rispetto con cui mi approccio al lavoro».

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.