Mandare il Diavolo all’inferno? Il Genoa può provarci

La squadra dovrà però essere quella vista all'inizio del secondo tempo contro la Juventus, per tentare di bissare la vittoria dello scorso anno

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Interessante ricordare cosa si diceva alla vigilia della gara con la Juventus. Ballardini spiegava: «Per fare una grande impresa ci vuole una grande difesa, serve tanta corsa, tanta intensità ed essere sempre squadra».

Bene, cosa è accaduto a Torino, specie nel primo tempo? Il Genoa ha “bucato” in difesa, subendo due gol sciocchi, non ha corso per niente, gli è mancata l’intensità ed è apparsa purtroppo una “non squadra”.

Per fortuna, all’inizio della ripresa è cambiato tutto, tantoché viene da chiedersi come sia possibile dare un giudizio logico a una formazione che nel giro di 45 minuti cambia volto e mette in guardia anche una “Signora” che davvero è apparsa abbastanza “vecchia”.

Perché, alla fine il giudizio complessivo non è poi così negativo, al di là dei commenti sempre ottimistici del “Balla”. Il Grifo, infatti, dopo i problemi difensivi del primo tempo, si è ripreso: è cresciuto con più personalità (anche per i cambi che il tecnico ha attuato inserendo Pjaca e Ghiglione al posto di Behrami e Biraschi), tanto da mettere un po’, non tanta, paura ai bianconeri. Il gol di testa di Scamacca è stato eccellente e ha riaperto la partita: il quasi pari che si stava raggiungendo poteva davvero costituire un bel colpaccio, ma quel Pjaca, che ha pur piede buonissimo, si è “imboscato” due palle gol e tutto è finito lì.

Poi, la “prateria verde” davanti a Perin ha permesso a McKenny di fare un figurone e di segnare il terzo gol che, all’apparenza, fa pensare ad una passeggiata juventina.

Ora bisogna far mente ad alcune considerazioni: la squadra è in un momento difficile rispetto alle precedenti gare che l’avevano portata ad una “quasi certa” salvezza, lo hanno confermato sui social anche Perin e Criscito, che sarà squalificato, assieme a Zappacosta che si è infortunato. Anche Ballardini ha commesso qualche errore, cambiando al 25′ tutti i giocatori a disposizione, trovandosi così a giocare in 10 uomini per l’uscita di Zappacosta per infortunio. Infine, l’altro errore è stato quello di mettere Rovella su Cuadrado. Pazienza: ora si deve guardare avanti e ricomporsi sia fisicamente, sia mentalmente. Anche perché la fortuna del Grifone ha fatto sì che quasi tutte le squadra al di sotto in classifica abbiano perso o pareggiato, ad eccezione del Torino e dello Spezia, che ha vinto lo scontro con il Crotone ultimo in classifica, e quasi nulla è cambiato rimanendo i 10 punti di distacco dal Cagliari terzultimo. Vi sono ancora otto giornate, 24 punti in palio, bisogna conquistarne almeno otto per essere fuori dalla mischia.

Domenica però si va a Milano per incontrare il Diavolo, per fortuna senza Ibrahimovic e poi due gare casalinghe con Benevento e Parma. Ma attenzione che, di questi tempi, tutte le partite presentano dei rischi: guai a sottovalutare gli avversari.

Ballardini ha riunito i suoi e con il piglio severo, ma umano da buon padre (e non da “zio”) ha detto: «Voglio una squadra che gestisca meglio la palla, che sappia attaccare con più uomini e che sappia recuperare i palloni anche contro le grandi». I ragazzi rossoblù hanno capito, pare. E proprio contro il Diavolo, chissà che non riescano, come l’anno scorso, a mandarlo all’inferno. Proviamoci, perché no!

Vittorio Sirianni

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.