L’ora di gioco e del gioco di Blessin

Era da tempo immemore che al Ferraris non si vedeva una contendente in netta difficoltà come l'Udinese

Blessin Genoa
Mister Alexander Blessin (foto di Genoa CFC Tanopress)

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É bastata un’ora di gioco a Blessin per mostrare più calcio di quanto se ne sia visto negli ultimi sei anni. La mossa psicologica di attivare la testa del Genoa, abituata a pensare in negativo a causa di una serie infinita di partite senza vittorie, ha taciuto gli echi del disastro fiorentino in appena due allenamenti condotti con un carisma che a Pegli non vedevano da tanto tempo. Blessin è empatico e infonde in ciascun giocatore un paternale senso di protezione dall’alto della sua corpulenza teutonica; è un mister di tatto fine, intelligente nel capire fin da subito che la depressione dell’ambiente avrebbe trascinato il Genoa verso il fondo. Manimàn, questo conosciuto. Così un abbraccio dopo una sostituzione ha più forza comunicativa di uno sproloquio in italiano, lingua che ancora non parla, mentre un incitamento ai distinti durante l’intervallo può scaldare le poltrone di chi è a casa.

Blessin è un tedesco atipico, fuori da qualsiasi schema: il più mediterraneo dei germanici, il più germanico dei mediterranei. Ha trasformato il Genoa cesellando il primo colpo di martelletto in due allenamenti a tal punto da lasciar intravedere un’impronta che sarà seguita fino al 22 maggio, e oltre. Contro l’Udinese non solo è emerso il carattere latente dello spogliatoio ma altresì le prime tracce della sua filosofia di gioco: squadra mobile ma composta, linea difensiva avanzata e centrocampisti pronti all’assalto dell’area di rigore. È emblematico il lancio in profondità di Bani, come un libero, per Portanova che smuove le marcature, autentica utopia sino a un mese fa. Essere cattivi sul pallone e contendere ogni possesso nelle zone alte del campo non significa giocare con la clava, anzi è sintomo che il Genoa ha intrapreso la strada del calcio moderno che, beninteso, è il vecchio dogma professato dai tecnici del settore giovanile.

Era da tempo immemore che al Ferraris non si vedeva una contendente in netta difficoltà come l’Udinese, persino costretta nella prima mezz’ora a sventare ogni rischio appoggiando molti palloni in rimessa se non in tribuna: il Grifone ha vinto più contrasti, recuperato più possessi ed effettuato pochissimi retropassaggi. Finalmente l’ospite non domina in casa. L’ultimo tratto di partita, prima dell’espulsione di Cambiaso, è stato più equilibrato poiché il Genoa ha perso metri dall’area friulana e Felipe Caicedo ha abbassato troppo il baricentro rossoblù. Inoltre la generosità di Ekuban e la predisposizione al sacrificio di Yeboah, finale da terzino, servono come il pane in tavola ma entrambi devono essere ali più efficaci negli ultimi venti metri, il primo con scelte migliori e il secondo lavorando sul mancino. L’ultima settimana di mercato rifinirà senza completarlo – per ovvi motivi – un’organico più razionale con uomini dotati di cambio di passo. Ciò che serve a Blessin per mostrare il suo calcio ben oltre l’ora di gioco.

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