Le vecchie volpi non fermano Gilardino: ora i sette gradini verso il paradiso

Il giovane tecnico del Genoa non cade nelle trappole di Tesser e Ranieri

Gilardino Caridi Genoa
Mister Gilardino e il suo vice Caridi (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Esisterà pur una ragione se Bari e Genoa sono state le uniche squadre della Serie B ad aver fermato la vena prolifica casalinga del Cagliari. E, al contrario, ci sarà un motivo se il club sardo, secondo nel torneo cadetto per rendimento punti alla Domus, sia il solo ad aver inibito il Grifone nei centottanta minuti. Indizi, se non vere prove, che restringono il cerchio delle candidate al salto in A, destino giurato del Frosinone. Il Grifone di Gilardino resiste benché spiumato dai numerosi infortuni, combatte, rovista nello sporco con umile solerzia quando le corde di Primo Violino steccano la nota di una difesa a quattro, ridisegnata più per forza maggiore che per miraggio isolano e poi aborgata quando gli zoccoli sardi battevano il tempo di un ballu tundu propiziatorio. L’istinto di sopravvivenza è qualcosa di genetico, o ce l’hai o non lo rilevano le statistiche: un punto e stretta di mano.

Così il tecnico quarantenne del Genoa ha disinnescato le trappole nascoste sotto il fogliame dalle vecchie volpi del calcio, Tesser e Ranieri, le quali erano già in campo quando è nato Gilardino: la prima giocava a Udine con Zico mentre l’altra concludeva a Catanzaro l’apogeo della propria carriera da calciatore. Se il Genoa avesse Gilardino in attacco sarebbe una squadra perfetta, forte in difesa e prolifica, ma essendo in B è normale trovare impurità tecnico-tattiche. Puscas ha costruito da solo la palla gol alla mezz’ora: preparazione, smarcamento e contrasto vinto erano le parti più difficili. É mancato nella scelta finale con un tiro deludente. Sabelli, invece, non poteva fare altro che calciare perché se avesse alzato la testa non avrebbe trovato nessuno in area di rigore: Salcedo e Dragus avevano già dato assalto al primo palo, Frendrup doveva attaccare il dischetto dell’area di rigore anziché farsi schermare da Kourfalidis.

Da qualsiasi prospettiva lo si osservi, il pareggio è un risultato che premia la prestazione generosa del Genoa e mantiene sopra la pari la media punti della squadra nella gestione di mister Gilardino. Il Frosinone riscatta e scappa mentre Bari e Südtirol accorciano ciascuno con le proprie caratteristiche: secondo miglior attacco con capocannoniere del campionato contrapposto all’esiguo possesso palla cholista, quasi da palla avvelenata, praticato in chiave dolomitica. Se arriverà tra le prime otto, il Cagliari sarà la squadra da battere poiché la natura dei play off premia la condizione e chi sa fare meglio in gara secca: è un’altra competizione, simile ai quattrocento metri, che scatta al termine della maratona stagionale. Questo Genoa che ha capito il clima della Serie B deve compiere ogni sforzo per chiudere al secondo posto: senza contare gli scontri d’alta classifica aperti a qualsivoglia pronostico, Cosenza, Ternana, Brescia, Como, Perugia, Cittadella ed Ascoli sono i sette gradini che possono riportare in paradiso.

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