Laxalt e Hiljemark, prendetevi il Mondiale che non lancia giovani

Golovin è l'unica novità di una competizione di facce note. Il russo, però, si era già messo in mostra nella scorsa Europa League con il CSKA Mosca

Hiljemark Laxalt Taarabt Genoa
Adel Taarabt (a destra) con Laxalt e Hiljemark (foto Gabriele Maltinti/Getty Images)

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

La vetrina del Mondiale sarà un toccasana per le carriere di Laxalt e Hiljemark. Agli ottavi di finale rispettivamente con Uruguay e Svezia, i due calciatori del Genoa hanno più di un’opportunità di passare il turno. Il Portogallo non avrà vita facile con la Celeste del maestro triste Oscar W. Tabarez, una squadra dalla fase difensiva resistente come il cuoio. Più agevole il compito dei gialloblù nordici, tifati anche in casa Ballardini: Svezia-Svizzera è la partita più equilibrata tra le otto in programma nei prossimi giorni.

Può essere la volta di Laxalt e Hiljemark, portabandiera del Genoa nel mondo. In un torneo che non ha ancora lanciato giovani, eccezion fatta per Golovin (1996) sebbene il suo trampolino di lancio sia stata la scorsa Europa League, e nemmeno proposto novità, sarà facile prendere lo scettro di rivelazione del Mondiale. I due genoani possono emergere con la loro arma migliore: l’infallibile regolarità. Dopotutto i dati anagrafici parlano di 1993 per Diego e ’92 per Oscar il biondo, due calciatori nel fiore della loro carriera. Durante la fase a eliminazione diretta hanno giocato poco, soprattutto Hiljemark, ma convinto.

Tabarez ha impiegato Laxalt per 121′ sulla sinistra. Il 4-4-2 dell’Uruguay esalta le caratteristiche della Scheggia genoana che finalmente condivide la fascia con Rodriguez. Cavani e Suarez e tutto lo spogliatoio apprezzano il cuore charrúa e la tecnica di Laxalt: un calciatore che giunge al cross dopo aver puntato l’uomo ed esserselo lasciato alle spalle in velocità. Hiljemark, appena ventinove minuti in due fugaci apparizioni al Mondiale, è una mezz’ala intelligente perché conferisce equilibrio alla doppia fase di gioco. Una caratteristica che il ct Jan Andersson (no, non è il flauto traverso dei Jethro Tull) terrà in considerazione per affrontare la Svizzera poiché da questo momento diventa imprescindibile non incassare gol. Non c’è più tempo per rimediare ma solo l’occasione di prendersi il Mondiale che non lancia giovani.

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.