La voce del silenzio del Genoa

Il club vive un isolamento mediatico frutto di una precisa volontà dirigenziale

Spors Genoa
Il general manager Johannes Spors (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Non è facile dare voce al silenzio, anzi nel calcio è impossibile. Nessuno ci è mai riuscito sebbene in taluni casi esso sia più esplicito di un sermone. Il silenzio del Genoa preoccupa la parte più irrequieta della tifoseria, quella ansiogena di acquisti che professa profonda avversione per il mercato ma, alla fine, non può farne a meno. È bene ascoltare loro e rasserenarli dato che il gioco d’anticipo non è mai stato l’asso di briscola della precedente gestione sociale, abituata tuttalpiù a risolvere parte dei guai di agosto nell’ultima settimana di gennaio, salvo ricadere negli stessi con regolare puntualità. Gli americani lavorano in maniera diversa e, in primo luogo, badano solo a mettere in cassaforte la salvezza rinunciando a obiettivi a lungo termine come lo stadio di Marassi e il relativo potenziamento urbano: l’investimento strumentale alla continuità aziendale e al sogno di grandeur genoana ostentato a più riprese dal presidente Zangrillo sono i quaranta punti, o giù di lì.

Il rinnovo societario ha scombinato, per non dire interrotto, buona parte dei vecchi equilibri con intermediari e procuratori, oggi più tesi e riluttanti nel brandire un telefono e chiamare qualche utenza mobile a Pegli. Relazionarsi con Herr Spors, nato con lo stigma Red Bull sul braccio, non deve essere facile per nessuno: in meno di tre settimane il general manager ha sfoderato professionalità, rigore teutonico e proceduto a un isolamento mediatico, tipico dei canoni di Germania, che ha prosciugato quasi tutti i canali d’informazione che con Preziosi erano un florilegio di mercato. Nulla è come prima, a parte le incurabili dritte giornalistiche scaturenti da allenatori o agenti in astinenza. La rivoluzione, se così deve essere chiamata, è negli uomini nuovi ma anche nella progressiva cassazione di quei metodi vetusti che erano soliti rendere di dominio pubblico anche il più sparuto affare del Genoa.

Resta il rumoroso silenzio di una capogruppo internazionale la quale, da un lato, nutre la mai celata volontà di portare in alto il Grifone ma, dall’altro e all’improvviso, tace e spegne i microfoni non perché paralizzata a causa dell’inesperienza o dell’indice di liquidità ma per precisa volontà: il mercato del Genoa non è bloccato, vive una fase carsica. Serve pazienza affinché l’attività sotterranea sgorghi in superificie sviluppando il potenziale fino a rendere il Genoa il principale candidato per la salvezza con uomini di carattere, mentalmente focalizzati, pronti fisicamente e dotati di un retroterra calcistico avviato per affrontare il girone di ritorno più importante della storia del club di calcio più antico d’Italia. Tuttavia, prima di tutto ciò, resta la voce del silenzio.

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