La lavagna tattica: Genoa molle e impreciso a Parma, urge una scossa

La squadra di Prandelli sta attraversando una fase di involuzione preoccupante, col gioco prevedibile e lento

Inglese Radovanovic
Inglese contro Radovanovic (dalla pagina Twitter del Parma)

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Genoa molle e impreciso: urge una scossa. Male, anche in quel di Parma dopo le prestazioni non esaltanti con Chievo e Frosinone. Il Genoa di Prandelli sta attraversando una fase di involuzione preoccupante, soprattutto dal punto di vista del gioco. Prevedibile e lento, il Grifone non riesce proprio a dare una sterzata alla stagione dopo aver conquistato, verosimilmente, l’ennesima salvezza. Un limite palesatosi in diverse stagioni immortalando fedelmente le potenzialità del Genoa: mestamente ancorato appena sopra la linea di galleggiamento. Una situazione figlia di un progetto tecnico a cui manca una caratteristica fondamentale: la continuità. Le continue rivoluzioni che vedono oggetto il parco giocatori rendono impossibile la formazione di un’ossatura su cui edificare un Genoa competitivo nel lungo periodo.

Tornando ai 90’ di Parma ciò che resta è il rammarico – condito da una buona dose di amarezza – per non aver portato nessun punto a casa, nonostante qualche buona occasione sciupata in malo modo. Al di la del risultato e di qualche decisone arbitrale discutibile – vedi il corner da cui è scaturito il gol vittoria dei ducali – ciò che lascia interdetti è la mancanza di cinismo in zona gol unita ad una costruzione del gioco troppo compassata e scolastica. Problema di uomini? Forse, perché le caratteristiche dei singoli non si stanno sposando con l’idea di gioco di mister Prandelli. Radovanovic non è, e non sarà mai, un play maker capace di dettare i tempi della manovra; Sanabria non è un bucaniere d’area di rigore ma ha dalla sua tecnica e velocità, ergo: va servito con tempi e modi differenti da quelli attuali. A funzionare, dopo un periodo fisiologico di adattamento, è la fase difensiva con la linea a 4 sempre più coordinata nei movimenti e nell’interpretazioni delle varie situazioni di gioco.

«Dobbiamo osare, a costo di rischiare di più». Il messaggio di Prandelli post Parma

Osare, è questa la parola d’ordine di mister Prandelli. A Parma, con il controllo del gioco in mano, al Genoa è mancato proprio il coraggio, la voglia di osare. Ma cosa intende il mister rossoblù con «osare»? Attaccare con più uomini, senza isolare Kouamé e Sanabria nella metà campo offensiva. I due attaccanti del Genoa soffrono quando non possono attaccare la profondità, soprattutto Koaumè apparso involuto e intristito lì largo a sinistra. E dire che spesso i due si scambiano la posizione, formando con Lazovic un tridente mobile, ma i risultati sono sempre gli stessi. Bisogna però fare un “passo indietro”, perché i guai del reparto avanzato – al di là dei propri demeriti – partono dal centrocampo e per essere più precisi dalla velocità con cui si sviluppa la manovra. Radovanovic ha la tendenza a toccare troppe volte il pallone prima di passarlo, una lentezza che fa perdere ritmo e tempi di gioco. Ma torniamo al famigerato osare invocato da Cesare Prandelli analizzando le sporadiche azioni offensive del Grifone in quel del “Tardini”.

L’immagine in alto rappresenta una delle occasioni più ghiotte avute dal Genoa contro il Parma. Una volta partito il cross di Pereira ad attaccare l’area di rigore ducale sono soltanto i 3 attaccanti rossoblù. Un 4 contro 3 senza nessun centrocampista ad accompagnare l’azione, magari per raccogliere una respinta al limite dell’area. Il Genoa ha bisogno degli inserimenti di Bessa e Lerager per essere ancor più ficcante in fase offensiva, Prandelli lo sa e lo ha chiesto a gran voce.

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