Kallon: «Nel mio viaggio dalla Sierra Leone ho visto morte e stupri»

L'attaccante della Primavera rossoblù si racconta a Genoa Channel

Kallon Genoa Primavera
Kallon in gol (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Dieci assist, nove gol. Sono questi i dati salienti della stagione di Yayah Kallon, talento della Primavera del Genoa. «Il più bello, però, resta quello all’Atalanta: rientro sul sinistro e palla sul secondo palo» spiega l’attaccante rossoblù.

«Il rapporto con mister Chiappino va oltre il campo. Mi ha aiutato tanto sin da quando sono arrivato in Italia cinque anni fa. Il Genoa è stato il motivo per cui non sono ritornato a casa: convinsi Michele Sbravati in un’amichevole disputata con la Virtus Entella, all’intervallo avevo già segnato due gol. I miei genitori mi hanno fatto partire da solo a quattordici anni dalla Sierra Leone poiché nel nostro paese esiste la Poro Society che rende soldati i bambini: è stato il bene di tutti» spiega Kallon.

«Ho impiegato otto mesi di traversata, il periodo più difficile è stato in Libia: non c’è governo e nemmeno regole, i miei coetanei hanno già un’arma da fuoco. Lì ho lavorato il doppio per pagarmi il tratto in barca nel Mediterraneo poiché una volta mi hanno rubato i soldi: otto ore di viaggio, sono stato fortunato. Ho visto di tutto: tanti morti in mare e tante ragazze stuprate. A Lampedusa eravamo felici, ho avuto la possibilità di chiamare a casa: tutti piangevano perché non mi sentivano da mesi» confida a Genoa Channel.

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