IL GIORNALISTA DELLA SETTIMANA – GIOVANNA ROSI: «Importante conoscere l’uomo, non solo il giocatore»

Uno dei più noti volti televisivi, quello di Giovanna Rosi, analizza con l'abituale arguzia il momento del Genoa in tutte le sue sfaccettature


Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.

Giovanna Rosi non è una semplice giornalista. Per molti è un’amica, per altri una confidente, per altri ancora un punto di riferimento, la persona che non tradisce mai. Una televisione di servizio, la sua, tanto nobile e apprezzabile, quanto colloquiale e rivolta a qualsiasi tipo di ascoltatore. E non a caso, nel parlare quotidiano, lei è “la Giovanna”, colei che ci mette in guardia dalle insidie del mondo esterno e ci aiuta ad orientarci, tra le pieghe della burocrazia, in ambiti complessi come la ricerca di un posto di lavoro o l’assistenza sanitaria. Temi molto seri e sentiti, che si alternano con altri più leggeri, come ad esempio lo sport.

Giovanna Rosi si avvicina al giornalismo proprio a seguito della grande passione sportiva e dell’amore per la pallanuoto, disciplina che continua a praticare con ottimi risultati. Nel 1980 inizia a collaborare con “Il Secolo XIX”, per passare poi a “Il Lavoro” e alla “Gazzetta dello Sport”. Dopo una breve esperienza a Telegenova, nel 1992 approda a Telecittà. Fino al 1999, comunque, continua anche ad esercitare la professione di insegnante di Educazione fisica nelle scuole superiori. Nel 2008 passa a Telenord dove tuttora conduce la trasmissione TGN Mattina. Tante le soddisfazioni della sua carriera, dal Cavalierato per meriti sociali riconosciuto dall’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, fino alla nomina di Giornalista Sportiva dell’anno nel 2000. Per lei, c’è da scommetterci, i premi più belli sono però costituiti dalla riconoscenza e dai ringraziamenti dela gente comune per il modo in cui interpreta la propria attività.

Giovanna Rosi è la giornalista della settimana di Pianetagenoa1893.net

La stagione è appena iniziata ma si è già fatta un’idea sul potenziale di questo Genoa?

«La società ha lavorato molto bene conducendo una campagna acquisti importante ed assicurandosi elementi di grande valore. Il calcio, come tutti gli sport di squadra, vive anche sugli episodi e sulle situazioni, ma i presupposti sono comunque molto buoni. Lo conferma il fatto che, nonostante le partenze eccellenti di Thiago Motta e Milito, quest’ultimo insostituibile anche sotto il profilo affettivo, l’entusiasmo della piazza sia incredibile».

Purtroppo a Verona è arrivata la prima sconfitta e, nonostante la grandissima stima che i tifosi nutrono per mister Gasperini, in città si è sentito qualche mugugno…

«Bisogna sottolineare la causa principale a cui si deve imputare questo passo falso, ovvero il turn over obbligato. E’ per questo motivo che ritengo che ci possa anche stare. Anzi, dico di più: se la squadra fosse tornata con un risultato utile, nessuno avrebbe messo in discussione le decisioni dell’allenatore. Nel dna del genoano c’è da sempre una grande abitudine a soffrire. Eloquente il caso di qualche anno fa quando, in ventiquattr’ore, la formazione rossoblù si trovò dalla serie A alla serie C. La paura di tornare a vivere momenti difficili sta alla base di questo tipo di reazione».

E’ bastata una sconfitta per dibattere sulla necessità di abbandonare una competizione per concentrarsi esclusivamente sull’altra. Che ne pensa?

«Le pedine per ben figurare su tutti i fronti ci sono. Quel che manca è l’abitudine a scendere in campo ogni tre giorni, e mi riferisco all’aspetto psicologico. Sotto il profilo fisico, infatti, non credo proprio che ragazzi di vent’anni che giocano a calcio per mestiere, abbiano problemi a recuperare. Gli impegni si susseguono. Giovedì la Juventus, poi l’Udinese, il Valencia ed il Bologna. Nessuno può insegnare la programmazione a Gian Piero Gasperini ed è lui il primo a cercare di portare avanti con soddisfazione sia il campionato che l’Europa League».

Abbandonando gli aspetti prevalentemente tecnici, se lei dovesse intervistare un giocatore del Genoa su temi extracalcistici, chi sceglierebbe?

«Io sono curiosa di natura al di là del mestiere che svolgo. Mi piace molto, quindi, raccontare la storia e la vita delle persone. Dietro ad una maglia e ad un paio di scarpini, ad esempio, c’è sempre un ragazzo con le proprie caratteristiche, le proprie peculiarità e le proprie aspirazioni. E sarebbe bello che i tifosi, oltre a conoscere le qualità tecniche di ciascuno di loro, sapessero qualcosa in più anche della sfera umana. Il mio pensiero corre ad una sera di agosto quando in corso Italia incontrai Sokratis assieme ai suoi genitori. In questo spaccato trovai una dimensione di grande semplicità, distante dalle ovazioni, i cori e la caccia agli autografi che si possono riscontrare nei pressi dei campi da gioco. Un altro ragazzo con cui mi piacerebbe approfondire molti temi è capitan Marco Rossi, così riservato ed introverso. Mi piacerebbe sapere di cosa si occupa al di fuori del calcio, come immagina il proprio futuro e che rapporto è riuscito a stabilire con la nostra città. Juric, invece, è un vero divoratore di libri ed un ragazzo di grande cultura con cui si potrebbero trattare altri temi molto interessanti. Vorrei poi capire se esistono rapporti tra sportivi della stessa nazionalità ma impegnati in discipline diverse e quanto sia attuale il confronto tra ambiti diversi. A tal proposito è stata significativa la presenza dei calciatori rossoblucerchiati sugli spalti di Valletta Cambiaso per assistere ai match di coppa Davis. Quando si esce dal proprio mondo per entrare in un altro si cresce sotto il profilo umano. E lo sport, alla base della formazione di ciascuno di noi, può e deve contribuire a farci evolvere anche sotto questo profilo»

Claudio Baffico

 

Accetta i marketing-cookies per visualizzare questo contenuto.