Il Genoa non può andare avanti pensando solo alla salvezza: i tifosi meritano ben altro

Bisogna davvero che, una volta per tutte, il Grifone rimanga in serie A ma senza l’ansia della retrocessione fin dalle prime giornate

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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Ci chiediamo: bisognava aspettare l’ultima giornata (quella della vita e della morte) per vedere finalmente una squadra che gioca, che combatte, che reagisce e che resiste prima in 10 uomini e poi in 9 contro una delle sorprese del campionato? Davvero un “fatto paranormale” questo Genoa.

Fa soffrire per tante domeniche, tifosi, dirigenti e la stessa città (quella rossoblù ovviamente) quando si poteva prima, molto prima cercare di far gioco e di cogliere risultati utili?

Ora comunque è finita. Ma, ahinoi, non è finita la vera storia di questa società e di questa squadra, perché ora il presidente ora dovrà davvero chiarire cosa intende fare.

Lo si è visto, prima della partita, aggirarsi fra spogliatoi e campo, avanti e indietro con addosso una tensione e un’ansia davvero notevoli. Ma ora Preziosi dovrebbe smetterla di lanciare il solito slogan che lancia da quattro anni, a fine campionato: «Una stagione così non voglio proprio ripeterla, ho sofferto troppo».

Ma da quattro anni si ripete sempre la solita storia. Ora è vero che la sua gestione ha tenuto il Grifone per 14 anni nella massima serie: ma davvero bisogna che, una volta per tutte, il Genoa rimanga in serie A ma senza l’ansia della retrocessione fin dalle prime giornate.

I tifosi, davvero ammirevoli, non chiedono poi molto: vorrebbero una salvezza tranquilla, senza sofferenze, senza cambi continui di allenatori, solo una gestione oculata e responsabile, nulla di più. Magari una parte sinistra della classifica che da anni non si riesce a raggiungere.

Si sa ormai che i “progetti” al Genoa non esistono, esiste solo ed è già tanto) un tentativo di progetto annuale: più di così Preziosi non può promettere. E sia: ma almeno si vorrebbe che questo progetto annuale assicuri serenità con una squadra dignitosa, coraggiosa, tenace come fu il Genoa anni or sono.

Quando si dice una “partita da Genoa”, significa che i giocatori hanno disputato una gara col cuore e con l’anima. Ma com’è pensabile che gli atleti esprimano questi sentimenti se solo alcuni di loro sono di proprietà del club. Non solo: i talenti che sbocciano nella Primavera molto spesso sono immediatamente ceduti.

Il presidente dovrà anche porsi una domanda: perché dopo il lockdown la squadra ha giocato con difficoltà? Cosa è successo?

E’ arrivato, infatti, il momento di andare a fondo e tentare davvero una rivalutazione di tutto il “sistema-Genoa”, dai vertici, ai tecnici, ai giocatori. Perché, lo diciamo con tutto il rispetto per Preziosi, non è più possibile andare avanti così: i tifosi meritano ben altro che una semplice salvezza risicata. In una Genova che si sta rilanciando, che vuole diventare “meravigliosa” come ha detto il nostro sindaco Marco Bucci, non può avere una squadra importante come il Genoa a così bassi livelli.

Il Genoa è “anche” Genova e la bandiera rossoblù e quella di San Giorgio dovrebbero insieme sventolare unite…orgogliosamente insieme.

Vittorio Sirianni

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