“I racconti del Grifo”: sfumature e particolari tutti in rossoblù

Seconda edizione del volume di Massimo Prati: “Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”: proprio in questa frase sta la chiave di lettura di tutto il libro


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LE CINQUE DOMANDE ALL’AUTORE

Che cosa l’ha spinta a scrivere per la prima volta?

La mia prima esperienza nella narrativa risale al 1996 ed è stata la redazione di un breve romanzo sulla Rivoluzione Spagnola del ’36. Su quella vicenda storica, stavo facendo studi e ricerche da circa tre anni. Nel ’96 ricorrevano i 60 anni di quell’evento e dovevo lavorare ad una conferenza con Pierre Broué, autorevole storico francese del Movimento Operaio. In quell’ambito, conobbi anche Wilebaldo Solano, allora ottantenne che, nel ’36, era stato segretario giovanile del POUM, il partito di cui parla George Orwell in “Omaggio alla Catalogna” e Ken Loach in “Tierra y Libertad”. In seguito, conobbi anche e divenni amico di Francisco Piqueras, un miliziano anarchico che aveva fatto parte della Colonna Durruti.

Gli studi di quel periodo e, soprattutto, gli scambi con queste persone, mi spinsero a passare dal lavoro di ricerca, per così dire accademico, a quello di narrativa. E così, basandomi sulla vita di persone veramente esistite, decisi di scrivere un breve romanzo su un libertario genovese che fu volontario in Spagna nel ’36. La cosa bella è che quel romanzo è stato in un cassetto per 25 anni e sarà pubblicato fra pochi mesi.

Perché il Genoa?

Del Genoa, invece, ho scritto per la prima volta nel 2004. A quei tempi, l’edizione genovese de “La Repubblica” aveva pubblicizzato un’iniziativa della casa editrice Fratelli Frilli Editori: si poteva proporre racconti sul Genoa all’editrice in questione e i migliori sarebbero stati pubblicati in una raccolta dal titolo “Sotto il Segno del Grifone”. Il mio racconto, “Nella Tana del Nemico”, fu molto apprezzato, tanto che l’editrice lo pubblicò integralmente anche nella sua pagina internet, dove restò alcuni mesi ed un quotidiano ne parlò in termini lusinghieri.

Incoraggiato da questi riscontri positivi, nei 12 anni successivi, ho continuato a scrivere racconti sul Genoa, quasi per gioco, per il semplice piacere di scrivere. Fino a quando, nel 2017, avendo a disposizione quasi venti racconti, mi sono detto che era giunta l’ora di proporli ad un editore. Ricordo che, a poche ore dall’invio via mail dei miei racconti, ricevetti la risposta convinta della Nuova Editrice Genovese che si diceva entusiasta del progetto. Ed è cosi che è nata la prima edizione.

Dopodichè, ho continuato a scrivere “storie genoane”, arrivando ad un totale di 34 racconti. Nel frattempo avevo iniziato a collaborare con Urbone Publishing, editrice con cui, nel 2019, ho pubblicato un libro sui pionieri svizzeri del football italiano. Così, mi è venuto abbastanza spontaneo proporre l’idea di una seconda edizione al mio nuovo editore.

Cosa prova ogni volta che si documenta – o riflette – su ciò che scrive?

Nel mio lavoro di autore, la scrittura è sempre preceduta dalla ricerca e questo porta spesso all’emergere di riflessioni ed emozioni contrastanti.

Da un lato c’è il piacere della scoperta, perché ovviamente si fa ricerca per trovare, cioè per “scoprire”; dall’altro c’è il gusto per l’ignoto, perché la redazione di un libro è un percorso quasi mai prevedibile. Un viaggio in cui a volte sei costretto a cambiare la destinazione e, altre volte, pur mantenendo il luogo di arrivo prefissato, ti ritrovi comunque a dovere cambiare l’itinerario per arrivare a quella che consideravi la tappa finale.

In che misura ciò che scrivi ha riferimenti autobiografici?

Finora ho scritto quattro libri: “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, che affronta il periodo di Oliver Cromwell e delle guerre civili inglesi di quegli anni, un lavoro che consiglio a tutti quelli che amano la storia sociale, la storia delle rivoluzioni e la storia del movimento operaio. Si tratta di un libro edito da Mimesis Edizioni, un’editrice che pubblica opere di Noam Chomsky, Edgar Morin, Jean-Paul Sartre e Michel Focault.
Prima della seconda edizione de “I Racconti del Grifo”, con Urbone Publishing ho pubblicato, nel 2019, Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, un testo che, principalmente, parla dei primi 15-20 anni di vita di Genoa, Andrea Doria, Juventus, Torino, Milan e Inter.

Per ciò che riguarda le prossime uscite, come ti dicevo, dovrebbere andare in stampa tra qualche mese: “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, che è appunto la storia di un militante libertario genovese che, nel 1936, partecipa prima al Fronte Popolare francese e poi alla Rivoluzione Spagnola.

Ovviamente, nei miei due testi di narrativa, “I Racconti del Grifo” e i “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”, gli elementi autobiografici sono più numerosi.

Nei saggi sulla Rivoluzione Inglese e sul Football dei Pionieri Svizzeri c’è naturalmente meno spazio per elementi autobiografici in termini di contenuto.

Ma, comunque, in tutti i miei libri ci sono dei temi ricorrenti che, in qualche modo, fanno parte della mia biografia: la storia di Genova (sotto molteplici sfaccettature), la storia del calcio, la storia del Genoa, la storia della Liguria “fuori dalla Liguria” (Carloforte, Tabarka, Bonifacio, Monte Carlo, Saint-Tropez, Nueva Tabarca, Gibilterra, la Boca, Tristan da Cunha). E poi, ancora, la storia sociale, la storia delle rivoluzioni, la storia del movimento operaio, l’attenzione per l’arte e in particolare per la pittura e per la musica dei vari periodi storici presi in esame. Infine, tra queste tematiche ricorrenti, c’è anche un forte ricorso all’intertestualità, intesa sia come meccanismo narrativo sia come rimando, cioè come relazione che lega un mio testo ad altri testi letterari.

Se vuole rivelarcelo, esiste un’opera non ancora scritta che vorrebbe realizzare?

Ce ne sono almeno due. La prima è sempre un’opera a tematica calcistica ma, questa volta, non incentrata sul Genoa, perlomeno non incentrata esclusivamente sul Genoa. Dovrebbe trattare anche di altri storici club europei e sudamericani. La seconda è un libro “on the road”.

Nel primo caso sono passato dalla fase di progetto a quella di realizzazione, nel senso che sono ormai quasi a metà di un nuovo libro sul calcio (conto di finirlo nel 2022). L’altra idea, per ora, è solo appunto un’idea. Ma tra un paio di anni potrei andare in pensione anticipata e il progetto del libro “on the road” potrebbe divenire realtà.

Massimo Prati (Foto Rsi tv)
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