E’ sembrato a un certo punto di Genoa-Cagliari, che il tanto elogiato e misterioso “algoritmo” col quale è stato esonerato Gilardino funzionasse. Perché il Genoa sembrava proprio quello che aveva giocato egregiamente nell’ultimo campionato guidato dal Gila.
Una difesa sufficientemente solida, soprattutto un centrocampo attento e più propositivo, squadra tenuta sempre alta come non si era mai visto, e anche le proposte offensive niente male, con occasioni notevoli, gol mancati di un soffio. Insomma tutta la formazione si muoveva in sincrono, offrendo un discreto gioco d’assieme.
Purtroppo oltre a qualche soluzione nuova proposta da Vieira. Di Gilardino è rimasta una delle sue “maledizioni”, cioè la sfortuna. Sia chiaro: non si vuole giustificare il pari rossoblù, i sardi hanno meritato il pareggio, ma si vuole dire che onestamente che i due rigori subiti sono stati davvero conseguenza di un regolamento bislacco che già è stato ampiamente criticato, perché altera l’essenza del gioco del calcio. Il primo subito perché il povero Thorsby è stato caricato (e con notevole pesantezza9 da Mina, ma l’arbitro non si è nemmeno degnato di rivolgersi al VAR per esaminare questo episodio, né il VAR (come sempre propbabilmente recato a bersi una birra) non se n’era minimamente preoccupato.
Il secondo: due piedi, quello di Martin e quello di Piccoli, si sono scontrati contemporaneamente in una delle complicate situazioni difensive, valutate sempre in modo diverso.
Comunque, a parte ciò, si deve dire che il Grifone non ha disputato una brutta partita. E il nuovo tecnico Vieira è sembrato già entrato nella conoscenza dei suoi uomini e nella convinzione che si possa fare qualcosa di buono. Certo questi due punti persi hanno amareggiato un poco, perché si potevano tranquillamente ottenere se qualche distrazione, questa volta in attacco, non si fosse verificata.
Certamente si è verificata anche una nuova situazione, imprevista ai più: e cioè la “riapparizione” di quegli uomini di qualità che sembrava fossero definitivamente scomparsi, come Bani, Messias e Vitinha. E con loro si è visto che tutto poteva essere diverso e, giustamente, si è sottolineato che se Gilardino li avesse avuti tutti o quasi a disposizione non avrebbe subito quello che ha subito.
Vieira, da questo punto di vista, si è ritenuto fortunatamente avvantaggiato: ha voluto rendersi conto che questi infortunati proprio lo erano solo in parte e bisognava che si risvegliassero. Ora sappiamo che con i vari Messias, Vitinha, Bani scomparsi misteriosamente, la squadra si sta riprendendo e che con Balotelli, tornato amico di Patrick, le cose si stanno mettendo al meglio.
Il problema vero rimane ora quella della società, o meglio di quello che è rimasto di un gruppo sportivo sbriciolato in un attimo e alla ricerca di un’identità. Ormai è chiaro che la sostituzione di Gila era già stata decisa da tempo, con una serie di “algoritmi” di tipo americano, studiati nei grandi palazzi di Miami. E che, al momento, l’unica speranza che il Genoa sia ancora in buone mani, è il contratto biennale a Vieira (con eventuale estensione per il terzo anno) e la garanzia della A-Cap di credere anche in questa povera e maltrattata creatura rossoblù, soggetta, per il suo DNA, ad essere sempre in sofferenza.
Vittorio Sirianni
I due rigori subiti dal Genoa sono la conseguenza di un regolamento bislacco
Il sistema delle regole altera l’essenza del gioco del calcio e ha penalizzato la squadra di Veira