Gudmundsson cambia la cilindrata del Genoa, talento purosangue

Ciascun tocco di Albert ha un significato, gli basta un pallone per essere letale

Gudmundsson Genoa
Albert Gudmundsson (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Ci voleva Messner, se non Lacedelli, per aprire la via della vittoria contro il Südtirol, club ancora troppo sottovalutato non avendo raggiunto la piena emancipazione calcistica in una terra dedita prevalentemente agli sport invernali. Lassù, dove regna la Signora Dolomia, il Genoa sapeva che il proprio percorso sarebbe stato roccioso e non certo una passeggiata di salute perché la squadra tirolese riflette le caratteristiche rustiche del proprio allenatore, il quale preferisce il piatto all’impiattamento. Se manca il blasone, Bisoli riempie il vuoto con corsa – tanta, per almeno settanta minuti – e una salva di traversoni di buona fattura generata dalla costante superiorità numerica avuta con i terzini: il suo 4-4-2 privo di puzza sotto il naso funziona perché colloca in campo gli uomini giusti, ed è altresì armonico in ampiezza. E il Genoa, che con mister Gilardino è diventata squadra umile e non più arrogante, ascolta l’avversario e si posiziona di conseguenza.

Non è facile creare molte situazioni pericolose contro questo Südtirol che, dalla trasferta di Frosinone, è tornato a vincere molti contrasti e battagliare sulle seconde palle con il vecchio spirito della retrocedenda spacciata: negli ultimi centottanta minuti i biancorossi hanno concesso soltanto due occasioni sensibili alle prime in classifica, a Koné e Gudmundsson. Appunto, Albert: giocatore superiore accomunato alla razza dei talenti purosangue, come Dio Zigo, poiché gli basta un pallone per essere letale. Talvolta galleggia con indolenza sulla partita, suola e ancora suola, accontentandosi di essere trasportato dalla corrente: poi termina lo sciopero a singhiozzo e diventa improvviso e impetuoso come il getto dei geyser della sua terra d’Islanda. Quando Gudmundsson decide di entrare in partita, è come se il Genoa cambiasse cilindrata del proprio motore riuscendo a esprimere quella parte di potenziale latente che gli altri calciatori non riescono ad esplorare perché sprovvisti della sua stessa talentuosità.

Ciascun tocco di Albert ha un significato e tale caratteristica lo rende senz’altro il calciatore più interessante della Serie B, un campionato fisico nel quale un interprete come Odogwu è qualcosa di comune e in ogni caso fastidioso per la difesa genoana: lo è stato Luvumbo del Cagliari, può esserlo anche Gondo dell’Ascoli nella partita che per il Grifo vale una stagione. É proprio il caso di dirlo. Per ironia della sorte sulla panchina rossoblù ci sarà Caridi, e non lo squalificato Gilardino, che fu cuore e cervello di quel Mantova che nel giugno 2007 gettò nello scompiglio il Genoa di Gasperini costringendolo a spigolare un Allegretti qualsiasi all’ultima di campionato. Tempo al tempo, il calcio è così. Per la prima volta nella storia del Genoa, la prima squadra può festeggiare la promozione assieme alla Primavera, impegnata un’ora più tardi a Vicenza. Lì non ci vorrà Messner: basterà Accornero, che già studia da Gudmundsson.

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