GRIFO D’ATTACCO – L’uomo Badelj

Il capitano del Genoa esempio vivente di come i professionisti del calcio debbano vivere i momenti di transizione

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Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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La prima di mister Vieira coincide con un pareggio in casa contro il Cagliari. Parleremo del momento del Genoa con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 365ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

Passata la sosta, gabbato lo mister: purtroppo Gilardino fa parte del passato. «Nel marasma societario in cui versa il Genoa a pagare è stato mister Gilardino, una persona seria ed un onesto professionista che sono certo avrà una grande carriera da allenatore. È stato costretto a lasciare il Grifone nonostante la posizione di classifica da salvezza e lo spogliatoio dalla sua parte. Non voglio entrare nel merito della scelta della società, tuttavia mi sento di dire che il cambio del tecnico è stata una mossa estremamente audace: tutta l’Italia calcistica ha reagito all’unisono, qualcosa vorrà pur dire. Occorre tributare merito e riconoscenza a mister Gilardino, prima firma di un travolgente ritorno in Serie A e di una promozione conseguita con i punti da migliore neopromossa d’Europa».

Il presente si chiama Patrick Vieira, ma la migliore risposta è giunta da Badelj. «É proprio così. Il capitano del Genoa. Sopra tutti: un esempio vivente di come i professionisti del calcio debbano vivere simili momenti di transizione che finiscono per scuotere squadra e ambiente. Innanzitutto, Badelj ha disputato una partita tecnicamente straordinaria nella quale non ha sbagliato un appoggio o un pallone ma, soprattutto, ha anteposto il bene del Genoa a ogni personalismo e fattore di carattere personale. Ciò riesce a uomo pulito che è portatore di valori, oltre a essere un grande calciatore rispettato da un fenomeno come Modric e da altri interpreti della Croazia vicecampione del mondo. Simile riconosce simile».

Venendo alla partita, che cosa l’ha convinta del Genoa di Vieira? «Proprio questo: associare un cognome, un’idea di gioco, a una squadra. Il nuovo allenatore non si può giudicare su una base di novanta minuti, ma la traccia è già visibile e lascia ben sperare per il futuro. La formazione iniziale non convinceva, però in campo ha reso. Le scelte tecniche di mister Vieira sono state coraggiose e il Genoa, confermato con la difesa a quattro su cui Gilardino lavorava da qualche tempo, trasmetteva serenità di palleggio senza sembrare una squadra in balia della corsa salvezza. Vieira ha iniziato e concluso con il 4-3-3 perché ha voluto lanciare un segnale di fiducia alla squadra: l’episodio finale del rigore, purtroppo una svista dell’arbitro Sozza, punisce eccessivamente il Grifone che meritava di vincere».

La lista degli infortunati più lunga dei calciatori in campo è solo un ricordo? «É la speranza di ogni tifoso, e meno male che non ce ne sono stati di nuovi perché il campo brullo e viscido di ieri aumentava il rischio di farsi male. Il Genoa sta recuperando giocatori importanti, come Messias e Vitinha che finalmente – dopo mesi – sono tornati ad acquisire del minutaggio. In queste condizioni è di fondamentale importanza per un allenatore avere ricambi di spessore e, di conseguenza, giocare con sedici calciatori che conoscano il calcio. Gilardino non c’è mai riuscito, spero mister Vieira possa avere migliore sorte. Se i rossoblù continueranno a giocare con le ali, il ritorno di Messias vale doppio perché, a differenza dell’adattato Miretti, il brasiliano ha le precise caratteristiche tecniche che richiede il ruolo».

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Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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