Lautaro non doveva giocare ma ha deciso Inter-Genoa con un colpo di testa nell’ultimo quarto di partita. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 378ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.
Il giorno dopo i tifosi del Genoa possono essere soddisfatti della prova che si è vista al Mezza? «Si è visto il miglior Genoa della stagione per chiarezza nel piano partita e personalità messa nel gioco fin dall’inizio. Mister Vieira ha preparato con cura la sfida con l’Inter e ha fatto bene a cercare di vincere quando, a un certo punto, ha cambiato il volto dell’attacco genoano: squadra corta, in pressione costante sul portatore di palla e capace di vincere con maggiore cattiveria sia contrasti che seconde palle. Peccato che i rossoblù non siano stati premiati con un punto. Stavolta, però, hanno difettato l’imprecisione a ridosso della porta e le sostituzioni che non hanno reso come contro il Venezia perché gli avversari e le partite sono diverse. Il Genoa è una squadra sfortunata poiché negli ultimi quattro gol rimediati in trasferta ha subito un’autorete (Torino) e due deviazioni significative (Fiorentina e Inter)».
Otto italiani su undici schierati dall’inizio da mister Vieira: gli storici faticano a ritrovare così tanto tricolore nel Grifone. «É un dato che mi fa particolarmente piacere perché l’organico rossoblù è composto anche da tanti ragazzi nostrani che hanno qualità e meritano il massimo palcoscenico. É stata interessante la scelta iniziale di Jeff Ekhator, un classe 2006 con all’attivo già 17 presenze in Serie A, e il ritorno di Zanoli all’ala per allargare la difesa a tre degli avversari. L’Inter è una squadra di grandi saltatori, non è la prima partita che risolvono con un colpo di testa sebbene la giocata di Lautaro non sia stata irresistibile: infatti, è stata decisiva la deviazione di Masini. Il migliore in campo è stato il danese Frendrup, ha recuperato cento palloni e vinto una moltitudine di duelli individuali: sul mio podio salgono anche Bani, che ha guidato la difesa rossoblù con sapienza calcistica, e Leali per le parate in extremis su Taremi e Lautaro Martinez».
Martinez para, Martinez segna: nel Genoa, invece, Leali para ma Ekuban fallisce un gol clamoroso. «Sì, è l’ennesimo gol divorato da Caleb che stavolta ha colpito di testa ma ad occhi chiusi. L’ex rossoblù Josep Martinez, alla prima in nerazzurro, è uscito dalla linea di porta cercando di coprire la maggior parte della superficie dello specchio, altro non poteva fare a differenza di Ekuban che ha ignorato la possibilità di angolare la palla. Bravo il portiere spagnolo, ma in quelle circostanze un attaccante dal sangue freddo deve fare gol e non deve perdonare. Sarebbe cambiato il finale di partita perché il Genoa avrebbe colpito l’Inter nel suo momento di massimo sforzo culminato con l’incrocio dei pali quasi divelto da Barella. Al netto di tutto ciò, occorre rimarcare la non trascurabile prestazione rossoblù: in una cattedrale del calcio come San Siro, il Genoa non ha allestito il classico bunker davanti all’area di rigore ma ha affrontato la nuova capolista con coraggio».
La missione del finale di stagione non cambia. «Assolutamente no, perché il Genoa si è dato un obiettivo, com’è giusto che sia nello sport: superare la soglia divenuta ormai più psicologica che aritmetica dei 40 punti e avvicinarsi il più possibile all’incredibile quota della scorsa stagione (49) valorizzando gli elelemeti di proprietà che ci sono in rosa. Non c’è motivo di preoccuparsi o guardare indietro dopo la sconfitta di Milano perché il Grifone ha giocato con personalità in trasferta mettendo in campo una traccia di gioco che finalmente inizia a fare capolino dopo oltre due mesi di lavori. La prossima gara con l’Empoli sarà prevedibilmente simile a quella che abbiamo visto con il Venezia: servirà pazienza, organizzazione e cinismo in area di rigore».
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Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti