Troppo poco Genoa per meritarsi il passaggio del turno in Coppa Italia: i rigori del derby n. 126 premiano la Sampdoria. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 358ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.
Sconfitta bruciante ed equivalente a un bagno di umiltà? «Sì, lo trovo necessario e non affrettato nei tempi, nonostante siamo solo a settembre. La Sampdoria ha meritato il passaggio del turno agli ottavi di finale. Unitamente alle gravi lacune del Genoa, la squadra di Sottil ha annullato il differenziale di categoria con corsa e grinta, tradizionalmente le armi impiegate dai rossoblù, e creato più occasioni da rete: infatti, Leali è stato il migliore in campo avendo sventato le occasioni di Coda e La Gumina. Ho visto un Grifone spento, senza cattiveria agonistica, soprattutto nel secondo tempo quando c’era da difendere il vantaggio attaccando di più».
Il Genoa ha perso con i titolari: i cambi non hanno dato la sferzata desiderata. «Esattamente. C’è stata un’eccessiva sofferenza sulla corsia di sinistra dove Depaoli ha spadroneggiato e vinto il duello con Martin, meno con Vasquez che è stato più attento: forse uno spostamento di Thorsby poteva agevolare la squadra. La gestione delle sostituzioni di mister Gilardino, quasi tutte effettuate in un momento in cui il raddoppio rossoblù era ben lontano dalla maturazione, l’ho trovata approssimativa e poco curata: il Genoa si è presentato sul dischetto sotto la Gradinata Nord senza i suoi attaccanti titolari – Ankeye non ha calciato – e per di più senza un rigorista puro. Secondo me, e non a caso, le esecuzioni sono state fallite da due dei tre subentrati che non si sono connessi alla partita».
I tifosi rossoblù possono smettere di pensare a dei rinforzi svincolati? «La società si sta muovendo per cercare almeno un profilo svincolato. Nell’organico del Genoa ci sono dei calciatori il cui storico clinico parla chiaro: ad esempio, Messias non è un continuo a causa degli infortuni muscolari i quali, come le squalifiche, sono gli imprevisti che capitano ogni anno. Il problema, però, non è di natura tecnica, tattica o fisica, ma di tipo finanziario e riguarda la capogruppo americana che non ha margine per muoversi. I genoani hanno capito che è venuto improvvisamente il tempo di sacrifici, il messaggio è stato recepito e non c’è più bisogno di ripeterlo: adesso, però, c’è da chiarire chi sia effettivamente al comando e quali siano i rapporti con A-Cap e con Banca Moelis».
Gli allenatori si rifugiano sempre nel lapalissiano “pensiamo a partita per partita”, ma il calendario che aspetta il Grifone sembra il Mortirolo. «Il filotto è dei più difficili, è inutile nasconderlo: la proiezione punti per partita è prevista in discesa per il livello degli avversari prima della sosta, anche se nel calcio non c’è niente di scontato. Il Genoa non parte battuto contro nessuna squadra della Serie A, a patto che giochi con lo spirito da Grifo che tutti conoscono. Juventus in casa e poi Atalanta a Bergamo sono due squadre a modo loro “giochiste”: i bianconeri di Thiago Motta con tanto possesso palla e i nerazzurri di Gasperini con pressione e ritmo da squadra inglese. Dopo tre sconfitte così pesanti, contro Verona, Venezia e Sampdoria, serve che qualcuno della dirigenza si faccia sentire».
Clicca qui per leggere il precedente numero
Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti