Con i gol di testa dei difensori De Winter e Vasquez, il Genoa supera il Monza anche nella gara di ritorno. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 374ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.
Il Genoa riaggancia il Torino in classifica, peraltro le uniche due squadre della parte destra ad aver vinto. «Presumo altresì che saranno i club, assieme all’Udinese, ad avere meno problemi di salvezza. É stata la classica partita “brutta e sporca” che il Genoa ha semplificato nel secondo tempo inserendo maggiore qualità rispetto al Monza che ha fatto la figura dell’ultima in classifica. Inizialmente mister Vieira ha preferito attendere onde evitare di subire una rete che avrebbe scombinato il proprio piano gara: ha avuto pazienza e, soprattutto, ragione perché con i gol dei centrali di difesa il Grifone ha acquisito tre punti pesanti che fanno la differenza per raggiungere l’obiettivo stagionale. I numeri del tecnico francese sono incontestabili: 16 punti in 10 gare, addirittura meglio della Juventus che in estate ha investito 183 milioni di euro, e tenuto la porta inviolata per 6 volte. La proiezione finale rossoblù dice 51 punti, qualcosa di inimmaginabile soltanto un mese fa».
È stata la prima partita in cui si è vista l’identità del calcio di Vieira? «Penso proprio di sì. Il mister vuole cercare di costruire nel tempo uno schieramento tattico di base che prenda dal 4-3-3 e che metta il centravanti in condizione di attaccare frontalmente la porta, i terzini di aggredire e sovrapporsi, come ieri ha fatto bene Martin, e consenta alle ali di esprimersi in chiave offensiva. L’avversario del Genoa è stato certamente modesto, ma ieri si è visto il primo cenno di crescita dopo due mesi in cui Vieira, in qualità di subentrante, è stato costretto a ricostruire gran parte dell’autostima del gruppo attraverso i risultati e delle prestazioni non così accattivanti. La (ri)scoperta di un calciatore come Masini, ormai un nuovo titolare cui auguro di diventare capitano come ha già fatto in ogni leva del vivaio, è stata una benedizione perché il Genoa cercava un calciatore con quelle caratteristiche perfette per Vieira che, invece, aveva già in casa».
Cornet, ottimo impatto: è l’importanza di mettere gli uomini con le qualità giuste al posto giusto? «Trovo che questo sia il principio di base del calcio, a prescindere dalla categoria di appartenenza. Gli interpreti migliori devono giocare nel ruolo naturale, senza troppe alterazioni. Prima dell’innesto di Cornet, che ritengo calibrato e tempestivo, mister Vieira non poteva fare diversamente perché in organico non aveva nessun calciatore con le caratteristiche giuste per un tridente simile. Adesso dispone di una scelta, che infatti non ha lesinato a percorrere a gara in corso. Cornet può crescere dal punto di vista fisico: negli ultimi quattro mesi ha giocato soltanto tre partite. Il suo impatto contro il Monza è stato significativo, penso che l’inserimento nel contesto squadra sia stato agevolato dal fatto che il Genoa possa vantare un ottimo spogliatoio, basato su principi di grande spessore, e un gruppo sano che sente il senso della responsabilità».
Lei conosce bene l’ambiente di Firenze. Dopo un periodo di buio, la Fiorentina è tornata? «Penso sia presto per dirlo. La Fiorentina sembra aver superato un momentaccio che l’ha staccata dalla zona Champions League. È una squadra offensiva, che gioca dinanzi a un pubblico molto esigente e che talvolta non aspetta, con un mister come Palladino di chiara matrice gasperiniana che ha dimostrato di avere molto carattere nelle scelte tecniche anche impopolari, come l’addio di Martinez Quarta e dell’ex capitano Biraghi. La Viola è un club che nutre molta ambizione e ha qualità in ogni zona del campo, in modo particolare a sinistra dove sulla fascia imperversano Dodô e Gudmundsson, che per la prima volta giocherà contro il Genoa. Albert ha meno libertà di movimento rispetto alla sua esperienza rossoblù, ma è pur sempre un calciatore di alto livello. Per il Grifone sarà fondamentale cercare di non subire l’avvio di partita mantenendo il baricentro alto».
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Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti