GRIFO D’ATTACCO – Il Genoa cerca stabilità nel proprio gruppo

Zangrillo ha detto senza fraintendimenti che il Genoa dovrà adeguarsi a una dimensione che non risponde più all’ambizione Uefa

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Beppe Nuti, giornalista di Telenord

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Il futuro del Genoa, le parole del presidente Zangrillo e l’immediato presente che si chiama Roma. Parleremo del momento rossoblù con Beppe Nuti, giornalista di Telenord, nella 355ª puntata della rubrica di Pianetagenoa1893.net “Grifo d’Attacco”.

Il presidente Zangrillo ha rotto il silenzio: si trovava vicino a lui e senza il “filtro” della tv, che impressione le ha suscitato? «Una persona di spicco, colta e socievole. Un vero tifoso del Genoa che, pur continuando esercitare da medico primario, ricopre il ruolo di presidente del primo club di calcio in Italia incardinato in un gruppo di lavoro con un delineato modus operandi. Ho percepito che al tifoso che è in lui ha fatto particolarmente male la cessione di Gudmundsson poiché sono mancate chiarezza, comunicazione e rispetto nei confronti dei genoani. Zangrillo ha avuto il merito di dire senza fraintendimenti che il Genoa dovrà adeguarsi a una dimensione che non risponde più all’ambizione Uefa. La società è certamente appetibile sul mercato, come confermato anche dal ceo Blazquez, perché da tre anni ha intrapreso un percorso virtuoso di contrazione del debito e stralcio di contratti-fardello del passato. Questa nuova politica va ora alla ricerca della stabilità del gruppo, inteso sia a livello di proprietà che di spogliatoio».

La sua figura da garante dei tifosi genoani ne esce rafforzata? «Ha parlato al cuore della gente rossoblù, come farebbe qualsiasi buon padre di famiglia. Racconto il calcio da molti decenni, ma non è comune vedere un presidente calarsi in tale compito e adempierlo con sincerità. Mi permetto di rivolgermi ai genoani del Duemila che hanno avuto il merito di rinverdire il Ferraris e risvegliare l’entusiasmo di folla: non drammatizzate per una sconfitta figlia di episodi autolesionistici. Riconoscete l’adeguato peso a due cessioni dolorose ma, in questo momento, state vicino al Genoa e pensate in positivo. La squadra ha dei nuovi valori rispetto all’anno scorso e Gilardino è un top-trainer che può risolvere più di una situazione di campo. Riempite lo stadio perché è un valore aggiunto non solo per il Grifone, ma per l’intero calcio italiano».

Passiamo al calcio giocato: come si presenta il Genoa superata la sosta Nazionali? «I valori saranno chiari tra la seconda-terza pausa. Vale anche per le avversarie, oggi fatico a individuare tre retrocedende mentre presumo che le big perderanno più punti della stagione scorsa a causa del maggior numero di partite europee che prosciugano le energie psicofisiche. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, l’organico rossoblù ha dei vuoti che si trascineranno fino a Natale. Non vi è dubbio, tuttavia, che rispetto a un anno fa, mister Gilardino debba lavorare con minore qualità. Va individuata la collocazione di Vitinha e risolto l’infortunio di Messias, che lo terrà fuori dai giochi forse anche a Venezia. L’assenza di capacità di dribbling, di accelerazioni e di strappi palla al piede del brasiliano sono armi in meno il cui deficit deve essere compensato dalla forza del gruppo, vero punto di forza del Genoa».

La Roma ha cambiato tanto, però non quanto avrebbe desiderato a causa della permanenza di Dybala. «Sarò franco: la Roma non mi preoccupa più di tanto se il Genoa, seppur in formazione quasi obbligata, partirà forte davanti al proprio pubblico e senza pensare troppo alla tattica e ai calcoli perché siamo solo alla quarta giornata. I giallorossi hanno inserito qualità ed esperienza con Soulé, preso dalla Juventus per 30 milioni, e Koné, che ha fatto una grande partita con la Francia. Inoltre, hanno aggiunto Dovbyk, Le Fee ed Hummels il cui palmares ha bisogno di ore per essere recitato. Tuttavia, noto che mister De Rossi stranamente non sfrutta un grandissimo calciatore come El Shaarawy, duttile in più di un ruolo, incluso quello di Gudmundsson, e munito di un riconosciuto spessore internazionale».

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Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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