I tre simpatici americani del fondo 777 Partners (tutti schierati sorridenti in tribuna stampa) hanno subito capito cosa potrà insegnare loro questo “paranormale” Genoa.
Ha fatto capire, nella gara contro il Verona, che i tre manager dovranno “vivere” per tutto il campionato i grandi sentimenti della vita: lo sconforto (0-2), la speranza (2-2 dopo il recupero), la gioia sfrenata (3-2) e ancora la delusione (3-3). Genoa insomma “maestro di vita”.
Qualcuno ha definito il passaggio agli americani come il giorno della “liberazione”. Liberazione da chi? Da Preziosi? E’ molto probabile. Tuttavia, una parte di questi ha dedicato una pagina intera di un quotidiano per dire “grazie” al presidente per i 18 anni trascorsi in rossoblù.
Sicuramente una “liberazione” c’è ed è quella dai molti problemi (soprattutto economici) della società. Ma purtroppo non c’è la liberazione dai molti problemi tecnici che dovrà affrontare Ballardini. Lui stesso, prima della gara, in mezzo al tripudio per i nuovi proprietari, ha dichiarato: «Attenzione, su di noi si dicono tante cose ma alla fine il Genoa si salva per il rotto della cuffia. Non prendiamo in giro le persone e chi vuol bene a questa squadra».
Ed infatti la partita ha dato perfettamente ragione al tecnico. Squadra senza una sua identità, ancora senza un modulo fisso per cercare la coesione e l’integrazione fra reparti: in altre parole, manca la squadra.
Il risultato è infatti arrivato solo per fattori psicologici, cuore, umiltà, abnegazione, anche rabbia, e la voglia di giocare al massimo di tutti i giocatori. Ma una “squadra vera” s’è vista poco. D’altra parte il tecnico fa presente di non avere ancora a disposizione il principale bomber, Caicedo, di aver ricevuto gran parte dei nuovi acquisti all’ultimo momento e di avere una sovrabbondanza di giocatori (33) difficile da gestire.
Comunque da questa ripartenza americana, c’è anche molto di positivo e di divertente: l’entusiasmo ritrovato dei tifosi, i “fuochi d’artificio” per il 3 a 2, un Destro che segna (e non si capisce perché lo si detesti tanto) e la forma incoraggiante di un Ekuban niente male.
Alla fine gli americani sembravano davvero soddisfatti («Mai visto una cosa simile» sembra che abbiano detto). Adesso però inizieranno i veri problemi: quelli di gestione di una società di calcio non facile come il Genoa. Le idee ci sono, i progetti anche, pensiamo pure le risorse, ma attenzione, diciamo loro, oggi entusiasti: non sottovalutate la burocrazia italiana e soprattutto cercate di conoscere e capire bene la città di Genova.
Ancora, una curiosa e simpatica nota: alla partita era presente anche una bellissima signora che è nientepopodimeno che Ellen Wander, zia di John e produttrice cinematografica che proprio in questi giorni sta girando assieme a Emanuele Moretti in Italia (e pare verrà anche a Genova per le riprese) il film “Assassin Club”.
Ecco, non si vorrebbe che Ellen avesse già pensato che il Club del suo film potrebbe essere quello rossoblù. Scherziamo ovviamente, e auguriamo, tanta, tanta, tanta Good Luck amici americani!
Vittorio Sirianni