Gilardino al grande salto: il primo passo è ridare entusiasmo

Esonerato Blessin: il Genoa aveva bisogno di un cambiamento per ritrovare ordine e fiducia nei propri mezzi

Gilardino Galdames Genoa
Mister Gilardino e Pablo Galdames (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Gilardino ha un compito preciso nella settimana più importante della sua vita da allenatore, seconda soltanto ai giorni intercorsi tra i fatti di Dortmund e di Berlino: ridare entusiasmo. Serve all’ambiente del Genoa, serve alla squadra perché il mese di novembre ha lasciato i segni. Da ieri il tempo della ripartizione delle colpe per ciò che è successo in passato si può considerare sospeso fino a quando la conduzione tecnica del Grifone avrà ritrovato stabilità: fatti salvi eventi tremendamente avversi, mister Gilardino guiderà il Genoa contro Südtirol (quella che per il gm Spors doveva essere la gara decisiva di Blessin) e Ascoli, entrambe in zona play-off, in una quattro giorni nella quale può accadere di tutto, persino la sua conferma se riuscirà a liberare la testa dei giocatori. E proprio dai componenti dello spogliatoio rossoblù ci si aspetta un nuovo atteggiamento poiché l’esonero azzera gli alibi e avvicina alle responsabilità.

Da tecnico ambizioso, maniacale e cabalistico Gilardino ascolterà i problemi della squadra e presterà attenzione a non forzare con le ideologie perché il maggiore atto d’intelligenza che possa compiere un subentrante, soprattutto se debuttante in B, è quello di assecondare le caratteristiche dei calciatori migliori. Nelle condizioni in cui versa, il Genoa deve ritrovare serenità facendo risultato piuttosto che disquisire sul modulo che, peraltro, il tecnico nato a Biella ha dimostrato di variare nelle sue pregresse esperienze in panchina: 4-1-4-1 e 3-5-2 con Pro Vercelli e Siena in C e D, 4-2-3-1 in Primavera (la cui guida momentanea passa a Mattia Roselli e Jonathan Proietto, già presenti nello staff). L’allontanamento tardivo di Blessin da un contesto globale diametralmente diverso dal suo ideale può compattare il gruppo del Genoa più di quanto l’inesperienza di panchina ad alti livelli di Gilardino possa mettere a rischio le imminenti due partite del campionato del Grifone.

Soltanto il campo dirà presto se l’impatto del nuovo allenatore sarà stato propedeutico alla risoluzione della crisi. Un elemento, però, è imprescindibile: la disponibilità dei calciatori. La giusta apertura mentale consente di superare ogni preclusione a ciò che richiede il mister, purché esso sia credibile. Il Genoa aveva bisogno di un cambiamento per ritrovare ordine, senso d’unità e fiducia nei propri mezzi, qualcosa che si è disperso dopo Brescia a conferma che anche le squadre più forti vivono momenti difficili perché «il calcio è un giochino strano, coinvolgere tutta la squadra nel progetto porta ad eccellere», come ha spiegato Andreazzoli durante la sua presentazione a Terni. I genoani vogliono rivedere il Gudmundsson ispirato d’inizio stagione, Aramu essere mentalmente dentro la partita e coinvolto nel gioco e Strootman comandare il centrocampo. L’operazione speciale ritorno è iniziata con Gilardino: il primo passo è ridare entusiasmo nella settimana più importante della sua vita da allenatore.

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