Intervenuto come ospite durante la trasmissione “L’Angolo dei Giovani” su IVG, Stefano Ghisleni insiste sulla parola “meotodo” per il vivaio del Genoa che in estate ha vissuto una trasformazione radicale: «É come un indirizzo, una strada su cui noi vogliamo costruire un ambiente che consenta alle persone di esprimersi dall’attività di base dell’Under 8, guidata da una persona straordinaria come Andrea Bianchi, fino alla Primavera. Al centro del metodo c’è la tecnica. La figura dell’allenatore è fondamentale perché lavora anche sull’autostima del ragazzo».
Un’altra parola che riecheggia è appunto “tecnica”: «É lo strumento per risolvere la situazione. Il bambino deve conoscerla e applicarla: in tale passaggio è compreso l’aspetto cognitivo, significa che ha riconosciuto la situazione e ha preso informazioni per uscire dal problema. Sento parlare di intensità, ma non capisco bene a cosa si riferisca. Per noi, l’intensità è legata alla tecnica. Il calcio si è trasformato anche da un punto di vista fisico: le selezioni di una volta mettevano al secondo posto la qualità fisica, oggi non è più così. L’apprendimento di un ragazzo non è lineare, è vero: ma una maggiore competenza tecnica può portare a una migliore scelta durante la partita».
Tutto è cambiato, anche i metodi: «Sono cambiati perché in passato ci sono stati degli studi, come ad esempio sull’aspetto cognitivo e sulle teorie dell’apprendimento, che affermano l’importanza dello sviluppo di un approccio situazionale. Non credo in chi propone un metodo “universale”, che vale sia per l’attività di base che per i professionisti: credo, invece, nel contesto. Poi viene la competenza degli allenatori, come quelli che ho avuto la fortuna di trovare al Genoa. Da noi l’obiettivo fondamentale è portare i ragazzi in prima squadra. L’altro giorno ho chiesto a un nostro ragazzo di parlarmi del suo allenatore: mi ha detto che con lui non hanno paura di commettere un errore. Ciò porta a esprimersi al meglio».
Ghisleni, responsabile metodologico del settore giovanile del Genoa, spiega l’importanza della costruzione delle squadre, non solo quella degli allenatori ma anche dei dirigenti: «Il passo fondamentale è la scelta delle persone. Alle migliori persone affidiamo i migliori bambini. Ricordo che ai tempi dell’Hellas Verona in Serie C, mentre il Chievo Verona era in Serie A, il mio presidente Marchinelli mi chiese di alzare il livello delle squadre. Gli risposi che la prima squadra da costruire sarebbe stata quella delle persone. Stiamo cercando di costruirla: Simone Tognon si occupa dell’individuazione del percorso migliore per il ragazzo, De Prà lavora con i portieri; l’area motoria è coordinata da Claudio Albertini, persona molto piacevole perché aperta al confronto, poi da Armando Caligaris e altri professonisti competenti; l’area psicologica è dei dottori Sacco e Viacava, lo stesso per la segreteria con Olivia Nobile, e i tutor Roberto Frixione, Tullio Caselli, Marco Colombino e Sauro Anaclerio che è il nostro tutor scolastico, figura fondamentale nel settore giovanile».
«L’eredità lasciata da Michele Sbravati? È difficilissimo rispondere, anche perché riguarda più Enrico Ascheri che è il coordinatore delle giovanili. Io mi occupo della tecnica. Per me è stato facile entrare nel Genoa perché esiste un percorso vincente delineato da molti anni» conclude il professor Ghisleni.