Geo Davidson e gli inglesi del Genoa: “The second Wave”

In occasione della ricorrenza della scomparsa di Geo Davidson, avvenuta a Rapallo il 21 febbraio del 1956, Massimo Prati propone un racconto del Grifo che parla di lui, del suo periodo e del suo Genoa

Geo Davidson in età matura, al centro del gruppo, in un abbigliamento di stile dandy (fonte Arcuri e Pesce, Genoa and Genova, Ggallery, 1992)

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“Come ho avuto modo di ricordare nelle pagine precedenti, che il Genoa sia stato fondato da inglesi è cosa risaputa e abbiamo avuto modo di parlarne a più riprese anche nei racconti di questo libro.

Forse, è cosa meno risaputa che, dopo la fase fondativa (circoscritta al periodo 1893-1898), ci fu un’altra serie di arrivi importanti da Londra in direzione di Genova. Una serie di arrivi che può essere vista come una seconda ondata di inglesi nella storia del Genoa.

Il tutto, a partire più o meno dal 1913, avvenne sotto la direzione di un altro inglese della vecchia guardia, il presidente George (Geo) Davidson, uomo di sport che era stato anche un campione di ciclismo (nel museo del Genoa è ancora possibile vedere un suo “arcaico”, e per certi aspetti buffo, modello di bicicletta).

Davidson assunse la presidenza con il chiaro intento di ridare lustro al club rossoblù, e iniziò questo suo nuovo ciclo con un acquisto eccellente, quello di Renzo De Vecchi, autentico fuoriclasse.

In effetti, sotto la sua presidenza si iniziarono a stipulare accordi con i giocatori sulla base del professionismo (un professionismo però che non era ancora stato legalizzato). Ed infatti in quello stesso periodo ci furono i casi degli ingaggi di Sardi e Santamaria (provenienti dall’Andrea Doria). Casi, oggetto di scandalo e di scalpore, che coinvolsero il Genoa in vicende giudiziario-sportive, con conseguenze potenzialmente più gravi di quelle che effettivamente si ebbero.

Tra gli sportivi reclutati da Davidson ci furono uomini provenienti da Arsenal, Milwall, Crystal Palace e West Ham. Alcuni sono nomi di risonanza internazionale, come William Garbutt, il “Mister” per eccellenza.

Altri ancora, in realtà, erano arrivati nel periodo immediatamente precedente alla presidenza Davidson. Ma, comunque, si tratta di arrivi che possiamo collocare tra il 1912 ed il 1915 e che, per questo motivo, possono essere definiti come una seconda ondata di inglesi.

Percy Walsingham, William Garbutt e John Grant (fonte collezione Paul Edgerton)

William Garbutt, di cui si è già avuto modo di parlare, oltre che nell’Arsenal aveva anche militato nel Blackburn Rovers Football Club, una squadra del Lancashire, fondata nel 1875.  A questo proposito, vale la pena di sottolineare che il Blackburn Rovers fa parte della grande storia del calcio inglese: stiamo parlando di un sodalizio che, insieme ad Aston Villa e ad Everton è uno dei tre club fondatori della Football League.

Oltre a Garbutt, altri atleti di quel periodo sono conosciuti principalmente dagli appassionati di storia del Genoa. Penso a Percy Walsingham, giocatore cresciuto nel Millwall che, in anni ben più recenti, ha vissuto un secondo momento di fama, tra i tifosi rossoblù, a seguito della riproduzione di una maglietta celebrativa.

Ci sono poi giocatori che sono forse sconosciuti, o poco conosciuti, anche a molti tifosi del Grifo. Walsingham, per esempio, era stato per così dire “accompagnato” da Hector John Eastwood, giocatore proveniente dal West Ham, che militò nel Genoa nella stagione 1912-1913. Quello fu anche l’anno del centrocampista Alfred James Mitchell e di George Arthur Smith, un altro centrocampista che aveva giocato nel Crystal Palace.

A proposito di questi giocatori inglesi, va detto che, nella seconda metà del giugno del 1914, il Genoa di William Garbutt, con i suoi gemelli del gol John Grant (ex Arsenal) e Percy Walsingam (ex Millwall), infliggeva a Marassi un sonoro 4 a 1 alla Juventus, finiva secondo in classifica e scaldava i motori per la vittoria del titolo l’anno seguente (in quegli stessi giorni, a Genova, nell’ambito di un’Esposizione Marinara, si inaugurava un servizio di trasporto su monorotaia.).

Il servizio di trasporto su monorotaia, a Genova nel 1914, inaugurato nell’ambito di un’esposizione internazionale (fonte Wikipedia)

Questa, che ho definito la seconda ondata di inglesi, sotto la presidenza di Geo Davidson, è dunque una vicenda a mio parere importante, perché testimonia un rapporto oramai ultrasecolare del Genoa, non solo col calcio inglese in generale, ma con alcuni storici club londinesi in particolare.

Massimo Prati, “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Seconda Edizione, Urbone Publishing, 2020. Libro non illustrato, 306 pagine, 15 euro.

Massimo Prati: classe 1963, genovese e genoano, laureato alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Genova, con il massimo dei voti. Specializzazione in Scienze dell’Informazione e della Comunicazione Sociale e Interculturale.

Vive in Svizzera dal 2004, dove lavora come insegnante. Autore di un racconto, “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice Fratelli Frilli; di un libro intitolato “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito nel 2017 dalla Nuova Editrice Genovese; di un lavoro sulla storia del calcio intitolato “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; di una ricerca storica dal titolo “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; della seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Infine, coautore, con Emmanuel Bonato, del libro di didattica della lingua italiana, “Imbarco Immediato”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021.

È anche autore di numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.

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