GENTE DA DERBY – MARCO NAPPI: «Segnai due gol in un derby che nemmeno avrei dovuto giocare…»

Un giocatore d'altri tempi, che univa a notevoli doti tecniche un'intelligenza rara. Marco Nappi è stato uno dei giocatori più apprezzati dal pubblico genoano anche per lo spirito irriducibile con cui ha interpretato la sua lunga militanza in rosso


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Un giocatore da Genoa, con lo spirito e le motivazioni di un vero tifoso. Dal momento in cui metteva piede in campo, Marco Nappi cercava in ogni modo di trascinare il Grifone al successo, e molto spesso l’intento si è trasformato in realtà. Un vero idolo, non solo per i notevoli mezzi tecnici, ma anche per quel modo genuino e spontaneo di interpretare il calcio. Un elemento con cui nessun avversario voleva vedersela perché, la sua marcatura rappresentava quasi sempre un calvario, oltre ad esporre anche forti difensori ad inattese brutte figure. E non a caso a Marco Nappi è stato incollato addosso il soprannome di “zanzara”, un termine che rende l’idea del fastidio che poteva procurare. Tra i numeri di classe e furbizia che ha saputo mettere in mostra, si ricordano il gol al Foggia nella stagione 1997 –’98, realizzato dopo aver rubato il pallone al portiere Roma pronto al rinvio, la marcatura dopo appena venti secondi di gioco contro il Cosenza, e la famosa “foca” che ha strappato a più riprese l’applauso del pubblico divertito. Ed anche nei derby Nappi ha sempre fatto più del suo, mettendo in crisi in parecchie circostanze la difesa blucerchiata.

Disputare un derby costituisce già un’emozione: chissà che sensazioni avrà provato lei realizzando anche una doppietta…

«Beh, quella serata fu davvero incredibile. E pensare che non avrei neppure dovuto giocare; al mattino, però, si fece male Masolini in rifinitura, e mister Perotti decise di schierarmi dall’inizio. La gara si mise subito male, con la Samp che si portò sul 2-0 con una doppietta di Montella, e noi in inferiorità numerica per l’espulsione di Torrente. Poi Montella sbagliò il rigore che avrebbe potuto chiudere il discorso ed io dimezzai le distanze ad una manciata di minuti dall’intervallo. Un gol molto contestato, che i tifosi sampdoriani si ricordano ancora oggi! Nella ripresa, poi, completammo la rimonta con un’altra mia rete. A quei tempi, quando una gara di Coppa Italia terminava in pareggio si rigiocava. E noi, la volta successiva, riuscimmo a qualificarci a scapito della Sampdoria vincendo per 2-0».

Lei è stato visto come il simbolo della genoanità in virtù di una grande generosità e di una grinta davvero straordinaria. Caratteristiche che la rendevano poco simpatico e sicuramente temuto dai tifosi blucerchiati.

«Non credo di essere risultato poco simpatico. Anzi, ancora oggi incontro sostenitori sampdoriani che mi fermano per strada facendomi i complimenti per il modo in cui interpretavo le partite e per la carica agonistica che mettevo al servizio della squadra. Se all’epoca la gradinata avversaria mi prendeva di mira era solo perché sapeva che ero un giocatore in grado di creare pericoli. Quel che più conta, comunque, è che, pur impegnandomi alla morte, ho sempre giocato i derby e tutte le altre gare secondo i valori della lealtà e della sportività».

C’è qualche giocatore della Samp con cui era solito scambiarsi frecciatine e simpatici sfottò prima e dopo i derby?

«Ricordo un episodio: nel derby in cui segnai la doppietta, riuscii anche a far espellere Mannini. A quei tempi, devo dire la verità, non mi stava molto simpatico, ma poi abbiamo avuto l’opportunità di rincontrarci e di conoscerci meglio grazie a quelle partite, trasmesse su Sky, che si giocano due contro due. Ho così avuto modo di scoprire una persona fantastica e di un’umanità straordinaria. E con lui, una volta presa maggior confidenza, ho anche scherzato su quell’episodio. Quando disputammo il recente “Derby della Solidarietà”, a Marassi, simpaticamente disse che era contento di trovarmi in campo da avversario per potermi dare una bella randellata!!».

E tra i suoi compagni di squadra, chi era quello che teneva di più a questa partita?

«Tutti quanti, nessuno escluso. Una partità così rappresenta molto per qualunque giocatore, sia a chi si appresta a disputare il primo derby, sia a chi ne ha già in archivio parecchi».

Cosa succede nello spogliatoio di una squadra nei giorni che precedono il derby?

«Si avverte una certa pressione, questo è normale, ma si cerca di far fruttare al massimo gli allenamenti ed avvicinarsi all’impegno con la concentrazione giusta».

Solitamente i derby non offrono un grande spettacolo sotto il profilo tecnico e finiscono per esaltare soprattutto l’aspetto agonistico. Che gara si attende domenica sera?

«E’ vero, parecchie volte è successo questo, ma credo che, al di là del tipo di gioco che riusciranno ad esprimere le due squadre, la presenza di elementi imprevedibili e dalle spiccate doti tecniche come Milito e Thiago Motta da una parte e Cassano e Pazzini dall’altra, possa rappresentare un divertimento assicurato per tutti i tifosi».

Claudio Baffico

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