Genoa Under 18 campione d’Italia: primo trofeo per mister Ruotolo

É il capolavoro di Sbravati, il tecnico trionfa dopo la Coppa Anglo-Italiana vinta a Wembley nel '96

Genoa Under 18
Genoa Under 18 campione d'Italia 2020-2021 (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Era dal 2010 che il Genoa non vinceva un trofeo giovanile nazionale. Nella magica notte d’inizio estate, tutt’altro che un sogno shakespeariano, il Grifone si è cucito sul petto un meritato tricolore, costruito nel tempo e con pazienza, in quella che ormai è diventata la specialità rossoblù a tal punto da rendere il settore giovanile, diretto sapientemente da Michele Sbravati, un modello in Italia. Si insegna ai più giovani che i genoani di qualche generazione passata, stanchi di veder perdere il Genoa al Ferraris, solessero urlare all’indirizzo della panchina: «zugâ i zoêni», fate giocare i giovani. L’impressione è che questa storica frase, peraltro mai caduta in desuetudine, tornerà presto in auge dopo lo scudetto vinto dai ragazzi di mister Ruotolo, che tra campo e panchina ha combattuto più di cinquecento battaglie con la stessa maglia: un’autentica bandiera, un uomo che ha sposato questi colori e che sa trasmettere genoanità.

Il Genoa non trionfava dal campionato Primavera 2010 conquistato da Luca Chiappino, pure lui presente a “CeZena“, mai così azzeccato come ieri, assieme a Sidio Corradi – a proposito di bandiere – ed ha esultato sul prato del Manuzzi (bando ai nomi del reparto gelo da supermercato) come se la coppa l’avesse vinta anche lui. É il senso di appartenenza che intreccia i reparti della filiera giovanile, non solo i piani tecnici, e che rende meno soli nella sconfitta e più felici nella vittoria. Simul stabunt, simul cadent. Ruotolo, oltre a sfruttare alla perfezione la facilità di corsa di Boci, che in stagione ha giocato più con la Primavera da sottoleva che con i pari età del 2003, ha letto alla perfezione la partita con la Roma, sconfitta in finale come capitò altresì nel 2009, in Coppa Italia. Per un’ora il suo Genoa si è distinto per solidità difensiva, con una fase di applicazione e serenità, e un ulteriore segmento di partita pregnante di cinismo, maturità e carettere: ciò che i giallorossi non hanno avuto a causa dell’irriverenza quasi urticante frutto del 6-0 all’Atalanta e la doppia cinquina rifilata ai Grifoncini in campionato.

Ha vinto la squadra più squadra, quella nella quale le individualità esistono ma sono a servizio e non da servire: è il cuore del lavoro di Ruotolo, apprezzato da Ballardini pure lui presente allo stadio, a dispetto della pandemia e delle varie impossibilità. L’arenzanese Fossati ha brillato anche contro l’Inter, Vassallo è stato forse il migliore in campo contro la Roma, Bolcano invece ha salvato due conclusioni a botta sicura entro i sedici metri: e le parate di Corci, non solo il primo rigore, hanno marcato la differenza. Così la festa scudetto è iniziata a Cesena, proseguita negli spogliatoi e sul pullman – sulle note di gusti musicali per i quali è opportuno soprassedere – e giungerà fino a Genova. Questi ragazzi vincenti, pandemia permettendo, meriterebbero il giro d’onore al Ferraris, magari non da soli, alla prima della nuova stagione seppur dinanzi a poche migliaia di genoani disposti ad applaudirli con orgoglio senza gridare «zugâ i zoêni».

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