Genoa toccato dalla felicità: Vogliacco è il tuo volto

É raro sentirsi dentro la storia, eppure il Grifone la sta attraversando

Salcedo Vogliacco Genoa
Salcedo abbraccia Vogliacco in lacrime (foto di Genoa CFC Tanopress)

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É raro sentirsi dentro la storia, eppure il Genoa la sta attraversando. Gli ultimi accadimenti calcistici, che paiono come allineamenti astrali, parlano chiaro: in città è in atto un ricambio che non è soltanto generazionale, un’impercettibile mutazione del sostrato più superficiale rappresentato da quella religione laica cui fa capo la breriana Eupalla. Più che da una dea, però, l’intera tifoseria genoana sembra sia stata toccata dalla ninfa della fonte della felicità, quasi come la brillante Egeria che, secondo il mito e la favolosa rappresentazione teatrale di Gigi Magni, rivitalizzò il vecchio Numa fino a convincerlo ad accettare il mandato di Romolo. Il suo cuore, ormai stanco e rassegnato, si rimise in moto; quello del Vecchio Grifone, riaccolto in A tra gli osanna provenienti da più angoli del mondo, ha fatto lo stesso. E con la promozione diventa storico pure l’azzeccato motto stagionale «only one year» che ora è divenuto marchio.

Quanto sia stato difficile scalare la classifica e mantenere la seconda posizione possono testimoniarlo solo mister Gilardino e i suoi calciatori i quali, complici il suo avvento, sono «tornati a giocare a calcio». Verbo di Vogliacco, i cui occhi parlano più del volto pulito da bravo ragazzo che ciascun padre vorrebbe per la propria figliola: ha conosciuto il dolore, per citare Vecchioni, quello tagliente, ma ne è uscito più forte. Uno straordinario esempio positivo di uomo che i ragazzi più giovani fanno bene ad apprezzare. Il fato ha voluto che Alessandro fosse il primo calciatore ad abbracciare Gilardino prima di scoppiare in un pianto liberatorio capace di raccogliere un distillato di genoanità che ormai pare essere entrato nelle sue vene: rabbia, gioia, tensione che evapora e alleggerisce l’anima. Questo è il Grifo. Emozione e condivisione. Altro che l’algidismo delle braccia conserte e del berretto serrato sulla fronte anche di notte.

Così il Genoa è di nuovo in Serie A, davvero dopo un anno, tenendo fede all’onere assunto a Piazzale Kennedy davanti a migliaia di tifosi rossoblù e, non secondariamente, nell’anno delle celebrazioni per il 130º dalla fondazione. Il Grifone è stato di transito in Serie B, ha conosciuto la provincia e vi ha piantato alcune bandierine rinverdendo i fasti ormai sbiaditi degli Anni ’70 od ’80 del secolo scorso. Ora basta. Al diavolo Terni e Benevento, Bolzano e Ferrara perché non c’è niente di più stimolante che preparare una partita di A. E ciò vale per tutti. Alla società e alla proprietà americana che segue tra Miami e Londra è chiesto un balzo in avanti di maturità perché l’obiettivo è fare in modo che il Genoa non sia di transito in massima categoria ma, al contrario, cresca progressivamente e si diverta tra i grandi del calcio. Sentendosi ancora dentro la storia.

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