E’ la testa che fa andare le gambe. Una delle poche regole scritte dello sport presume che il professionista ottimizzi le proprie prestazioni con la testa leggera. I grandi campioni ci riescono quasi in automatico, basti vedere il numero di partite che gioca un cestista di NBA o un tennista, e in breve tempo; i giocatori normali, invece, hanno bisogno di staccare e riprendere. In sostanza c’è chi si esalta nella continuità di pressione, chi va in crisi. Così è successo al Genoa contro l’Inter, a sentire Juric: un black out collettivo. Sperando che non sia l’ennesima attenuante generica dopo un ko.
Il corto circuito, però, non è un vizio una tantum per il Grifo. Anzi, è accaduto con impressionante regolarità nel primo terzo di stagione rossoblù: due volte nelle prime sei di campionato, due volte nelle ultime cinque. Il Genoa non è ancora riuscito a tenere alta la concentrazione per un mese di fila, in pratica il frangente di tempo tra una sosta e l’altra. Uno scatto in avanti, due indietro: più che il passo del Grifone è il passo del gambero che non riesce a spegnere il volume del mugugno di piazza.
Questa squadra ha un deficit di carattere nei momenti di difficoltà. Il Genoa non sa ribattere a un gol subito e se ci prova finisce per prenderne un secondo o un terzo. Sabato quasi tutti i gol dell’Inter sono nati da gravi errori tattici dei rossoblù: il 3-0 di Gagliardini persino da rimessa laterale (proprio come accaduto a Reggio Emilia, la gara che sta condizionando la stagione). Per non parlare dei gol che hanno fatto fare un figurone a Joao Mario e Nainggolan. Inutile dire che il Napoli domenica può enfatizzare la lacune difensive del Genoa se gli uomini di Juric non inizieranno a giocare con la testa sgombra.