Genoa: corsa, tecnica e Piatek per battere l’Udinese

Il terzo "mezzo fondista" rossoblù, Kouamé con 9,7 km di media a partita, corre quanto il sesto dell'Udinese, cioé Nuytinck, un difensore centrale

Piatek Genoa
Piatek (foto di Genoa CFC Tanopress)

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L’Udinese non è affatto una squadra morta. Corre quanto il Genoa, arriva al tiro quanto il Genoa e subisce quanto il Genoa. La gara di domani (ore 15, stadio Ferraris) sarà molto complicata per gli uomini di Juric. Il Grifone è chiamato a tenere alta la concentrazione per novantacinque minuti conducendo, cioé, una gara piena, senza vuoti di prestazione. Il bisogno primario sarà quello di non subire la fisicità e la corsa dei friulani: una gara all’inglese, insomma. Il terzo “mezzo fondista” del Genoa, Kouamé con 9,7 km di media a partita, corre quanto il sesto dell’Udinese, cioé Nuytinck, un difensore centrale.

Il dato della distanza percorsa, però, va interpretato estensivamente alla luce degli undici in campo. Presi singolarmente, i friulani sembrano una squadra di kenioti in prestito dall’atletica: il Genoa compensa con la coralità (106 km in media a partita). Gli intoccabili di Velazquez sono Samir, Larsen e Seko Fofana, costui il miglior pedalatore: tre giocatori di movimento assolutamente inderogabili nel suo undici di partenza. L’ivoriano è la dinamo del centrocampo dell’Udinese, accompagnato tra l’altro da un altro buon passista, Mandragora, che i genoani hanno intravisto nel 2014.

Ci vogliono più partite per analizzare la nuova proposta di gioco di Juric. Sicuramente il risultato positivo contro i friulani passerà da un baricentro alto costruito con le opportune coperture e bilanciamenti. Proprio come contro la Juventus che, parole di Allegri, «per la prima volta è uscita mentalmente dalla partita» per merito del Genoa. I rossoblù dovranno badare all’estro di Rodrigo De Paul che in stagione ha segnato tanto quanto i colossi Higuain, Mandzukic e Icardi. Inoltre l’Udinese non ha ancora fatto gol di testa, a differenza del Grifo che con Piatek dorme sonni tranquilli. L’importante è che arrivino i palloni giusti: il polacco (e la scarsa propensione al fuorigioco degli uomini di Velazquez) farà la differenza.

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