Genoa, spigolo a inizio campionato con Inter e Napoli. Sirigu porta carisma

Vanheusden è già a Neustift, si attende solo l'ufficializzazione del prestito

Ballardini Genoa
Mister Ballardini (foto di Genoa CFC Tanopress)

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La Serie A è un campionato difficile e presto o tardi vanno affrontate tutte. Espletati i formalismi che farebbero imbarazzare pure il signor de La Palice, purtroppo pronunciati da dirigenti d’alto profilo con la canonica puntualità da Italietta imbarazzata, l’articolo può iniziare. Il calendario del Genoa, asimmetrico per la prima volta nella storia del calcio nostrano, esordisce con uno spigolo poiché Inter e Napoli, non propriamente due compagini neopromosse, saranno i primi banchi di prova per i rossoblù di Ballardini. Debutto al Meazza, contro i campioni d’Italia in carica, come accadde nel 1973, l’anno dell’ultimo posto, sotto un diluvio d’ottobre: finì 0-0, Silvestri fermò i nerazzurri di Herrera, di ritorno dopo dieci anni nella stagione maledetta per il Mago, quella che lo portò alle dimissioni scatenate da una crisi cardiaca. Curiosamente anche nel ’73-’74 le altre due squadre di Genova e Milano si affrontarono a Marassi alla prima di campionato.

Inter-Genoa fu anche la gara d’esordio in Serie A di Mazzarri e Liverani nell’agosto del 2013: segnarono Nagatomo – di testa, non male per un giapponese che a stento arriva al metro e settanta, su cross deviato da Antonelli, figlio di Dustin – e Palacio nel recupero, il primo dei quattro gol all’ex squadra che lo lanciò nel grande calcio. Ma sono i finali dei nuovi gironi disarmonici a interessare, per non dire preoccupare, i tifosi del Genoa, con un ritorno più morbido, quantomeno sulla carta, dell’andata con quattro delle ultime cinque partite a Marassi: Cagliari, derby, Juve e Bologna, più la trasferta al Maradona di Napoli alla penultima (l’andata di fuoco termina, invece, con Milan, Juve, derby, Lazio e Atalanta). Tra le neopromosse il finale più tosto è verosimilmente quello dell’Empoli, l’apparentemente meno complesso per la Salernitana, Venezia a metà del guado visti gli incontri con Cagliari e Bologna ad attenuare le più proibitive Juventus e Roma.

La prima sosta delle Nazionali – cade già dopo la seconda giornata – dividerà i primi giorni di scuola dall’inizio del vero torneo, quello cioé che si disputa a mercato chiuso e con le rose consolidate, quantomeno fino a gennaio, senza più affari dell’ultimo minuto. Il Genoa deve dare impulso alla propria campagna di ristrutturazione della rosa spolpata dai fine prestito, tenuto debitamente conto delle molteplici traversie e pastoie che paralizzano e legano l’economia (del calcio italiano). Vanheusden è già a Neustift ma il prestito è ancora da ufficializzare mentre Salvatore Sirigu, campione d’Europa, sarà il portiere d’esperienza e di carisma che non farà rimpiangere Perin. Il portiere sardo si è rivelato un imprescindibile elemento aggregante dello spogliatoio dell’Italia con parole giuste – dote rara – e fatti concreti, come la proiezione di taluni messaggi dei familiari dei calciatori prima della finale, gesto che ha scosso l’animo Azzurro. Mica il solito formalismo da Italietta imbarazzata.

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