La migliore risposta, alla fine quella più attesa, arriva dalla gioventù genoana che con la vittoria del derby Primavera strappa un sorriso al termine di una settimana a dir poco complicata. Merito dei ragazzi del Genoa di mister Chiappino, anche loro coinvolti nella baraonda del Covid-19 poiché capita spesso che taluni elementi si allenino con regolarità a Pegli con la prima squadra. É il contatto diretto o indiretto, anche presunto, a insinuare il tarlo del dubbio: e in situazioni di emergenza così acclarata la prudenza prevale su tutto. Non era facile trovare la giusta concentrazione, il giusto carburante emotivo per scendere in campo dopo una settimana di tamponi e controlli sanitari i quali, tuttavia, hanno scongiurato il peggio anche per la Primavera.
I positivi al virus sono, così, ventidue: diciassette giocatori della prima squadra (ai già noti si sono aggiunti anche Biraschi, Criscito e Males) e cinque membri dello staff medico-fisioterapico. Una bolla di Covid-19 tra le più grandi mai rilevate nel mondo del calcio, uguale in termini numerici a quella scoppiata all’interno del Cruz Azul, club messicano, a fine giugno. Il bollettino rossoblù dovrebbe stabilizzarsi attorno a questa cifra, comunque abnorme e preoccupante perché fa capire la tremenda velocità di propagazione del coronavirus e la relatività dei tamponi eseguiti a stretto giro di posta. Domenica mattina il Genoa aveva due positivi, Perin e Schöne, sei giorni dopo venti in più.
Maran ha quasi tre quarti della rosa contagiata. Soltanto dodici calciatori (escluso Czyborra perché ha già superato tale problema, e quindi immunizzato) sono negativi e dunque allenabili in caso di ripresa degli allenamenti domani al “Signorini”: entro ventiquattro ore, o poco più, l’Asl 3 di Genova, intervenuta con solerzia lunedì scorso sulla vicenda Covid-19 del Grifone, darà l’avallo o il diniego definitivo. Il gruppo squadra del Genoa è per lo più in isolamento fiduciario e lentamente la grande paura di qualche giorno fa sta facendo spazio al convincimento psicologico della necessaria convivenza con il virus che mette in crisi la Serie A.