Genoa sconfitto ma applaudito dal Ferraris: Var lunatico e inqualificabile

Il Ferraris ha apprezzato la generosa prova degli uomini di Ballardini

Pandev Genoa
Pandev e Buksa (foto di Genoa CFC Tanopress)

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Rovella lancia, Ghiglione crossa e Cambiaso segna. In quegli attimi di Genoa-Napoli Michele Sbravati, forse non solo, ha sensorialmente toccato il piacere dell’estasi calcistica, come uno dei “viaggiatori anomali in territori mistici” di un inciso di Battiato. Li ha scoperti lui assiame alla sua squadra di lavoro, scoperti per un metaforico tozzo di pane, a ennesima riprova di chi sia il migliore in Italia a tal fine nonché degno prosecutore della tradizione faviniana seminata tra Como e Bergamo. Sono i giovani del Genoa che in questo convulso inizio di stagione non sono stati un problema, semmai la soluzione – Kallon contro il Perugia in Coppa Italia – o comunque i migliori in campo contro Inter e Napoli; ai senatori dello spogliatoio rossoblù e ai nuovi innesti d’esperienza, come Maksimovic e Felipe Caicedo, l’incombenza di prendersi il Grifone sulle spalle e sgravare i ragazzini genoani di eccessive responsabilità, permettendo loro una crescita graduale.

L’ascesa estatica dovuta alla manovra e al gol di Cambiaso, però, è stata frettolosamente recisa dalla tecnologia calcistica che al Ferraris si è trasformata in un mostro potentissimo senza redini, sfuggito al dominio del controllore, ossia Fabbri. Solo in un caso su cento di incrocio tra portiere in uscita a valanga e il giocatore avversario non viene fischiato fallo all’attaccante: Buksa, infatti, vuole evitare lo scontro con Meret – a nulla rileva il ginocchio alto dell’estremo difensore del Napoli poiché ritenuto un gesto protettivo – ma esso non può divincolarsi completamente fino a togliersi dalla zona pericolosa. Il Var marca l’ingiustizia con un tanto lunatico quanto inqualificabile overrulling della giusta decisione assunta da Di Bello, l’arbitro che nel 2018 negò a Pandev un rigore solare a Roma: la vivisezione dell’azione in fotogrammi non solo trasmette il dubbio in cuffia da Lissone, sede unica della regia Var, ma annichilisce la primaria percezione di campo.

Il grave e decisivo errore della squadra arbitrale, peraltro assimilato con compostezza da mister Ballardini dopo il triplice fischio, non sposta i giudizi su un Genoa ritrovato, finalmente squadra compatta, con un’idea di gioco in una partita da Grifo, e disposta al sacrificio reciproco pur di contrastare l’accentuato svantaggio tecnico rispetto al Napoli. I rossoblù, privi di taluni elementi titolari che saranno inevitabilmente integrati nelle due settimane di sosta che separano dalla trasferta di Cagliari, meritavano il pareggio poiché hanno costruito occasioni quasi quanto gli avversari, più bravi e più attenti nella rifinitura dei dettagli come le palle inattive. Nonostante la sconfitta il Genoa è uscito tra gli applausi del pubblico del Ferraris (con Criscito che ha richiamato l’intera squadra diretta verso gli spogliatoi sotto la Gradinata Nord), proprio come accadde nell’ultima partita, contro la Lazio, disputata a porte aperte. Che sia la prosecuzione di quel percorso interrotto?

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