Non ne ha fatto un dramma, Aurelio Andreazzoli. Non può farne di certo un allenatore che vive di calcio da più di trent’anni. Anzi, paradossalmente la sconfitta del Genoa con la Virtus Entella gli semplifica il lavoro. Innanzitutto perché alla ripresa degli allenamenti il tecnico rossoblù avrà un valido argomento per tenere il gruppo sull’attenti. La squadra – sebbene orfana di nove Nazionali – è ancora imperfetta e lontana dalla forma tipo nella testa dell’allenatore. Insomma, c’è ancora tanto «marmo da sbozzare». Una sconfitta salutare, quindi, che calmiera l’entusiasmo senza spegnerlo, altrimenti il rischio era quello di passare dalla depressione post Firenze all’euforia in appena tre mesi.
In secondo luogo Andreazzoli può trarre altra linfa motivazionale dalla prima sconfitta (innocua, perché non altera alcuna classifica) della sua gestione. Tale aspetto, l’essere un grande motivatore nello spogliatoio, è solo all’apparenza latente perché dietro i suoi occhiali e la calma zen si nasconde un carattere deciso. La dimostrazione la diede l’anno scorso quando, di ritorno all’Empoli, riconquistò immediatamente la squadra e la condusse a un passo dalla salvezza attraverso una strabiliante coesione di gruppo. Era la squadra più unita della Serie A che si giocò tutto contro la polveriera Inter. Lo spogliatoio del Genoa è rinato con Andreazzoli.
Forse è rinato anche Andrea Favilli, autore di una doppietta sul sintetico che per antonomasia è un terreno nemico delle fibre muscolari delicate. Il centravanti pisano è pronto a mettere in difficoltà Andreazzoli perché in rosa non c’è altro giocatore offensivo con le sue qualità fisiche e tecniche. Il Genoa ha un corazziere in più per sorprendere l’Atalanta. In più c’è anche Goldaniga, in campo novanta minuti con la Virtus Entella. Il difensore – provato centrale dei tre – ha commesso una sbavatura in occasione del rigore. Episodio scusabile per un giocatore reduce da appena due allenamenti con il Genoa. Anche in questo caso non ne ha fatto un dramma, Aurelio Andreazzoli.