Genoa osa di più: occorre più coraggio

Qui deve subentrare “l’uomo dei sogni”, Herr Blessin, che qualcosa dovrà pur escogitare. Var e arbitri: così non va

Sirianni Preziosi
Vittorio Sirianni

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Aveva risposto Blessin a una domanda di Pianetagenoa1893.net durante la conferenza stampa della vigilia: «Stiamo studiando a fondo il modo per fermare Immobile». E ancora: «Sarà compito della nostra difesa tutta e non di un singolo cercare di fermarlo».
Tutti contenti, è la volta buona, dicevano gli ottimisti: sarà una possibile vittoria. Purtroppo Immobile si è presentato con una tripletta. Una delusione: soprattutto ci chiediamo a cosa sia servito tutto quel lavoro in allenamento. Strategia sbagliata: sicura sulla carta, ma imprevedibile sul campo. Perché? Perché il reparto difensivo, solitamente una garanzia, ieri ha fatto cilecca e i singoli difensori (soprattutto Maksimovic) hanno “ciccato” alla grande. Immobile peraltro era mobilissimo, scattava da tutte le parti e i difensori genoani, forti per otto giornate, sono andati in bambola.
E’ chiaro che la squadra ha sì, raggiunto una sua identità, ma ancora è incerta negli intrecci fra reparti. Si crea un buon reparto difensivo, ma scade il centrocampo, si crea un buon centrocampo e scade il reparto offensivo e così via.
A dire il vero la partita ha avuto momenti molto equilibrati e chissà che se quello strano “diavolaccio”, disastroso, che si chiama Var, avesse meglio esercitato la sua funzione e l’arbitro Manganiello, mostratosi indeciso, non avesse avuto la sfacciataggine di non assegnare almeno il fallo e il cartellino rosso che meritava Acerbi, la partita avrebbe forse seguito un altro percorso. Ovviamente, quando si beccano quattro gol, di alibi ve ne sono pochi. Ma insomma anche i rigori o le espulsioni avversarie fanno parte del regolamento e quando si verificano le condizioni dovrebbero essere applicate. Ma, ormai lo dicono tutti, tifosi e addetti ai lavori: o si dà una “regolata” ad arbitri e Var o i campionati sembreranno sempre falsati.
Il Genoa sullo 0-0 ha dato l’impressione di riuscire a pareggiare: ci sono stati tre momenti (inizio primo tempo, metà e fine del secondo) nei quali il Grifo si era spinto finalmente in avanti, aggredendo e pressando. Ma il gol è mancato e la leggerezza difensiva ha fatto il resto.
Tuttavia, il bello di questo difficile momento rossoblù è che il pubblico continua a capire e ad applaudire (già si preparano pullman per Milano) e la società, come sempre, cerca di non drammatizzare. Per cui, con grandissima, cautela, si va avanti con l’incredibile speranza che accada ancora il miracolo della salvezza.
Se pensiamo che le avversarie da quattro giornate perdono puntualmente e sembra che dicano «Genoa, coraggio, ti stiamo aspettando…» il Grifone non sembra sentire l’invito e non fa che pochi punti.
Mancano sei giornate, non è giusto fare pronostici, anche perché sulla carta il Genoa li elude tutti. Si possono fare anticipazioni come gioco della domenica. Sei partite: se i rossoblù ne vincessero tre (sono più alla portata quelle con Cagliari, Sampdoria e Bologna, tutte in casa) e naturalmente le rivali continuassero a perdere terreno, il discorso potrebbe farsi più possibilista.
Al di là comunque di tutto, la squadra deve trovare o ritrovare in sé le qualità e la consapevolezza di poter battere chiunque, come sembrava possibile dopo le ultime tre gare. Qui deve subentrare “l’uomo dei sogni”, Herr Blessin, che qualcosa dovrà pur escogitare. Sta a lui trovare un qualcosa che determini una possibile svolta tecnica: non è infatti possibile che in nove giornate, si segnino solo quattro gol (uno è un’autorete). Non è possibile: scovi qualche marchingegno in avanti, provi a giocare con due o tre punte addirittura, perché ora il problema non è tanto difendersi, quanto attaccare anche in modo confuso, per segnare dei gol e raggiungere risultati positivi.
Blessin ha detto: «Ci è mancato il coraggio». Okay, ma il coraggio è mancato anche a lui, schierando la solita squadra coperta, ma come si è vista, coperta anche male. Col Diavolo si cerchi in ogni modo di mandarlo all’inferno…via, almeno una volta!
Vittorio Sirianni

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