Genoa, ordalia senza giudizio: ma Blessin è un vero Alka Seltzer

In sole tre settimane il tecnico tedesco ha migliorato il Grifone in due terzi di campo

Blessin Genoa
La grinta smodata di Blessin (foto di Genoa CFC Tanopress)

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L’arcinota fortuna del Genoa ha rivoltato l’insperata euforia d’un sabato sera da febbre alta in un tremendo abbiocco postprandiale di domenica. C’è sempre qualcuno o qualcosa che ostacola il cammino del Grifone, ritornato tale con Blessin, un vero Alka Seltzer, perché questo è l’amaro seppur irreversibile destino rossoblù: ritrovare, non si sa come e neppure da quale remoto angolo, la forza di urlare l’amore per la maglia dopo essere franati a valle dalla cima di un monte, svegliandosi di soprassalto dall’illusione che l’Olimpico fosse l’Olimpo. Per aspera ad astra, andata e ritorno. In una giornata come domenica, avvolta da un insaziabile stato d’animo che farebbe gettare a terra il taccuino degli appunti a corta conservazione anche al più santo degli scribi, si capisce meglio perché a inizio Novecento la risoluta manente di Villa Piantelli si premurasse così tanto affinché il sole di Genova non tramontasse sul proprio orto.

Il Genoa è una squadra, attacca e difende seguendo un principio che, bello o brutto che sia, è pur sempre un principio più affascinante e forse propedeutico del nulla cosmico dei mesi precedenti; il Grifo è tutto ciò che – maledizione – non è stato nelle scorse ventidue partite che hanno minato la classifica e l’autostima di uno spogliatoio finito che giocava con paura. In sole tre settimane mister Blessin ha migliorato il Genoa per due terzi, ha ripristinato la solidità difensiva e ridato tonicità al centrocampo estraendo un’anima da calciatori dapprima esausti: Badelj è tornato a essere un tranciatore di cavi mentre Sturaro, senza fascia e senza perdere un possesso, ha stressato Abisso quanto l’incessante Mourinho ha fatto con il quarto ufficiale entro il recinto tecnico. E poi l’ingenua freschezza dei più giovani traboccata nell’esuberanza di Ostigard che pur di non lasciarsi sfuggire Afena-Gyan, il primo giustiziere di Shevchenko, lo agguanta per il bavero giallorosso diventando l’idolo dei sostenitori della lotta genoana.

Serve citare il maestro Beccantini: Roma-Genoa è stata un’ordalia, seppur priva di giudizio. Nella prima e ultima mezz’ora una squadra ha accerchiato l’altra senza, però, rimettere la chiesa garçiana al centro del villaggio. Complice l’inferiorità numerica, il Grifo ha concesso profondità alla squadra del NormalOne con Vasquez, che ha deciso di portarsi a casa Zaniolo come ricordino della città eterna, più in difficoltà su Karsdorp e l’opposto Hefti meno brillante del subentrato El Shaarawy. A Blessin, che ha consumato un blocco di sostituzioni a meno di due minuti dall’intervallo, sono mancati i veri terzini di ricambio, Cambiaso e Criscito, i cui recuperi saranno fondamentali nel finale di stagione. Ciononostante i risultati delle dirette avversarie che assestano un piccolo e doloroso allungo in classifica sbiadiscono il punto di Roma il quale, come dice un vecchio adagio, è sempre pernice a prescindere dall’arcinota fortuna del Genoa.

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